SUCCOT – Cosa fare del lulav dopo la festa
Palma, mirto, salice e un cedro. Il lulav è un oggetto di grande fascino, ma ogni anno si ripropone lo stesso problema: che farne alla fine delle feste? C’è chi lo appende al muro, come un quadro, cosa che che rende più facile ritrovarlo quando, alla vigilia di Pesach, verrà usato per alimentare il fuoco con cui si bruciano gli ultimi frammenti di chametz trovato durante la pulizia finale della casa. O alimenta il forno a legna in cui si cuoce la matzah. Alcuni poi usano il ramo ormai secco di palma come scopetta per spazzare il chametz che è stato nascosto. Sono gli utilizzi più rispettosi della tradizione, ma nulla vieta di fare scelte più creative purché rispettose di un oggetto rituale sul quale viene fatta una berachà: le singole foglie del lulav possono essere attorcigliate o intrecciate fino a formare strutture simili a origami, e le foglie di palma possono essere trasformate in un cestino per le spezie per la havdalah, Il cedro finché profuma può essere a sua volta usato per l’havdalah, poi l’uso più frequente prevede di infilzarlo di chiodi di garofano sino a ricoprirne completamente la superficie. L’olio delle piante di mirto è noto per le sue proprietà medicinali, ma estrarlo semplice, e le aravot, che tendono a seccarsi e a sfaldarsi vengono sbattute sul terreno per Hoshanah Rabah, alla fine di Succot. L’etrog, il cedro, può anche essere bollito e trasformato in gelatina, o tagliato a fettine e candito, o trasformato in liquore.