FIRENZE – Ristampato il libro di Goldman Coraggio e amicizia in tempo di guerra
Dopo la Seconda guerra mondiale, Louis Goldman diventò negli Usa un affermato fotografo. Durante la guerra era stato un giovane ebreo braccato dal nazifascismo, nato in Germania da genitori polacchi, fuggito prima a Parigi e quindi nascosto a Firenze dall’Opera della divina provvidenza Madonnina del Grappa.
Inaugurato nel 1924, l’istituto religioso fiorentino diede soccorso a vari ebrei perseguitati. Una storia di cui c’è forte consapevolezza in città. Non sorprende pertanto che i festeggiamenti per il centenario dell’Opera si siano aperti con la presentazione della nuova edizione del libro di memorie di Goldman, Amici per la vita, ristampato dopo oltre trent’anni dall’editore Giuntina con il sostegno di Comunità ebraica, Opera del Tempio Ebraico, Ospizio Israelitico Settimio Saadun e sezione fiorentina dell’Adei Wizo come «segno di riconoscenza e per tramandare la memoria di coloro che si adoperarono con coraggio per salvare gli ebrei dalle persecuzioni».
È una vicenda di cui andare fieri, ha dichiarato la sindaca Sara Funaro introducendo il libro di Goldman nella sala Brunelleschi del Palagio di Parte Guelfa. «A Firenze si creò una rete di assistenza straordinaria», ha sottolineato Funaro, ricordando l’attiva collaborazione di una parte del clero locale. L’azione della Chiesa fu anzi determinante. A partire dalla sua figura apicale, l’arcivescovo Elia Dalla Costa, proclamato “Giusto tra le nazioni” dallo Yad Vashem al pari tra gli altri di don Leto Casini e don Giulio Facibeni, il fondatore dell’Opera. Entrambe le figure ebbero un impatto determinante nell’esistenza di Goldman. Veri e propri «sacerdoti del coraggio», li ha definiti l’editore Shulim Vogelmann introducendo la serata. «Colpisce quel coraggio, colpisce quell’incontro tra persone e culture diverse», ha rilevato don Vincenzo Russo, attuale presidente dell’istituto.
Una storia di amore e rispetto
Tutto tra le sue mura «si svolse all’insegna del massimo amore e rispetto», ha aggiunto il rabbino capo Gadi Piperno, spiegando come Facibeni donò un libro di grammatica ebraica al giovane Goldman, allora 18enne, come segno di conforto e vicinanza. Ma anche senza pretendere di essere lui a interpretarlo, affinché non vi fosse alcun dubbio sulle sue intenzioni benevole e disinteressate. I legami tra il salvato e i suoi salvatori non solo fiorentini sono proseguiti anche dopo la guerra, diventando vincolo affettivo profondo. «Sono diventati davvero amici per la vita», ha raccontato Adina Goldman, la figlia di Louis. «Ed è un valore che abbiamo trasmesso anche alle generazioni successive». In conclusione di serata è intervenuto Renzo Funaro, presidente dell’Opera del Tempio Ebraico, che per primo ha propiziato la ristampa del volume: «Visto che si celebrano dei Giusti, era doveroso che tutto questo avvenisse su impulso delle istituzioni ebraiche. La testimonianza di Goldman è drammatica, ma anche avvincente: leggetela».
(Nell’immagine: Goldman, don Facibeni e un altro prete)