ISRAELE – Gerusalemme e il “dilemma Qatar”
Da poche ore Hezbollah ha dato l’annuncio: Naim Qassem è ufficialmente il nuovo capo del gruppo terroristico libanese. «Nomina temporanea», ha commentato sui social il ministro israeliano della Difesa Yoav Gallant. Un riferimento alle eliminazioni mirate che hanno decapitato in questi mesi Hezbollah, a partire dal leader Hassan Nasrallah. Qassem potrebbe essere il prossimo. «Il conto alla rovescia è iniziato», ha scritto Gallant.
Ora che è al comando, Qassem dovrà decidere se continuare nell’aggressione a Israele, avviata l’8 ottobre per sostenere Hamas, o aprire a un negoziato con Gerusalemme. Su questa linea premono gli Stati Uniti, che hanno chiesto aiuto al Qatar, già coinvolto per una tregua a Gaza. E per Doha questa è una importante opportunità per aumentare la sua influenza in Medio Oriente, scrivono gli analisti israeliani Yoel Gozhansky e Orna Mizrahi. Altri paesi arabi in questi anni hanno fatto un passo indietro sul Libano, sempre più stretto sotto il controllo dell’Iran e del suo alleato locale, Hezbollah. In questo vuoto, spiegano Gozhansky e Mizrahi, Doha vede un’occasione.
Il ruolo del Qatar
Nonostante sia un paese piccolo in termini di territorio e popolazione autoctona (circa 300.000 cittadini), il Qatar esercita una grande influenza internazionale. «È uno dei paesi più ricchi al mondo in termini di Pil pro capite e uno dei maggiori fornitori di gas naturale liquefatto. Negli ultimi decenni, ha sfruttato la sua ricchezza energetica per affermarsi nell’arena diplomatica ed è diventato un mediatore chiave nei conflitti internazionali». Si è poi presentato al mondo come una piccola potenza neutrale, anche se mantiene posizioni ambigue: da un lato stringe accordi con gli Stati Uniti, dall’altro dialoga con il regime iraniano.
Per Israele il coinvolgimento del Qatar in Libano e a Gaza è «un vero dilemma», spiegano Gozhansky e Mizrahi sul sito dell’Institute for National Security Studies. In passato i fondi inviati da Doha inviati a Gaza – con il benestare del governo di Benjamin Netanyahu – hanno rafforzato militarmente Hamas, e donazioni alle università americane hanno alimentato un’agenda anti-israeliana. Tuttavia, data l’importanza della monarchia del Golfo per gli Stati Uniti e il suo attuale intervento in Libano su richiesta americana, «Israele potrebbe considerare un dialogo Washington per gestire insieme l’influenza qatariota». Tale collaborazione dovrebbe garantire che gli aiuti di Doha siano destinati alla riabilitazione del Libano e non finiscano nelle mani di Hezbollah o dell’Iran, come accaduto invece con Hamas a Gaza.
Nulla è stato ancora deciso, sottolineano Gozhansky e Mizrahi, soprattutto perché Gerusalemme e il mondo attendono di vedere chi sarà il nuovo inquilino della Casa Bianca. Il premier Netanyahu non ha nascosto la sua vicinanza, nonostante alcuni attriti, al candidato repubblicano Donald Trump e l’opinione pubblica israeliana sembra dello stesso avviso. Secondo un sondaggio dell’emittente N12 il 66% degli intervistati parteggia per l’ex presidente, mentre solo il 17% preferirebbe la democratica Kamala Harris (un altro 17% non si esprime).
Il caso Unrwa
Le elezioni a Washington influenzeranno anche il futuro dell’Unrwa. La Knesset nelle ultime 24 ore ha approvato una legge per vietare le attività in Israele dell’agenzia Onu per i palestinesi, considerata troppo influenzata da Hamas. «Israele è impegnato a rispettare il diritto internazionale e a fornire aiuti umanitari a Gaza, e continuerà ad agire su questo tema con le agenzie delle Nazioni Unite e le organizzazioni internazionali come il Programma Alimentare Mondiale, l’Unicef, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e una serie di altre organizzazioni, rispettando i suoi obblighi internazionali», ha affermato il ministero degli Esteri di Gerusalemme. Ma non c’è fiducia nell’Unrwa perché alcuni suoi dipendenti «sono stati coinvolti nell’orribile massacro del 7 ottobre». Per Israele «non si tratta solo di poche mele marce, come sta cercando di affermare il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. L’Unrwa a Gaza è un albero interamente marcio, infettato dai terroristi».
(Nell’immagine, il presidente israeliano Isaac Herzog stringe la mano all’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani a margine del vertice COP28 a Dubai, 1 dicembre 2023)