ISRAELE – Ma’alot-Tarshiha sotto i razzi di Hezbollah

Ma’alot, bersagliata dai missili di Hezbollah, è una cittadina dell’Alta Galilea occidentale, fondata nel 1957 per sostituire due campi di accoglienza (ma’abara) per i nuovi immigrati ebrei in Israele. Sei anni dopo l’insediamento fu unita a un villaggio arabo vicino, Tarshiha. E da allora la città ha assunto due nomi: Ma’alot-Tarshiha. Qui due terzi della popolazione è ebraica e un terzo è araba. È uno dei molti centri del nord d’Israele in cui la convivenza è un elemento della quotidianità. Suo malgrado la cittadina divenne nota nel maggio 1974, quando un commando di terroristi palestinesi attaccò una scuola locale. 115 israeliani, soprattutto studenti, furono presi in ostaggio. Il tentativo delle forze di sicurezza di salvarli fu un fallimento e i terroristi assassinarono 25 ostaggi, tra cui 22 ragazzi. Una tragedia il cui segno è rimasto indelebile nella memoria nazionale, tornato 40 anni dopo di grande attualità con il massacro del 7 ottobre di Hamas e il destino ancora incerto di 101 ostaggi prigionieri a Gaza. Ma Ma’alot-Tarshiha è tornata di attualità anche in queste ore perché nuovamente colpita dai terroristi, questa volta libanesi. Tre dei cinquanta missili sparati da Hezbollah contro Israele questa mattina hanno colpito la cittadina, uccidendo una persona: Mohammed Naim, 24 anni. Il giovane, raccontano i familiari, ha portato in salvo i suoi due fratelli, ma non è riuscito ad entrare in tempo nel rifugio antimissile. «Mohammad era un ragazzo tranquillo, religioso, un lavoratore. Era una brava persona, non aveva problemi con nessuno, e tutta la famiglia gli voleva bene. Era davvero una persona speciale. Suo padre era un soldato, un ufficiale che ha servito (nella prima guerra) in Libano e si è congedato cinque anni fa», ha raccontato a ynet il cugino, Mohammad Yasser Naim. Altre tredici persone sono rimaste ferite nell’attacco.
Otto soldati austriaci del contingente Unifil in Libano sono rimasti leggermente feriti in un attacco missilistico sul campo di Naqoura, vicino al confine con Israele. «Condanniamo questo attacco nei termini più forti possibili e chiediamo che venga immediatamente aperta un’indagine», ha affermato il ministero della Difesa austriaco in una nota, aggiungendo che «non è chiaro da dove provenga l’attacco».