MUSICA – Campo di prigionia o stazione di partenza?

A seguito della disfatta delle forze armate polacche nell’ottobre 1939, molti ufficiali musicisti e artisti di teatro prigionieri di guerra polacchi furono fatti prigionieri e trasferiti presso l’Oflag IIB Arnswalde, il campo prigionieri che divenne una sorta di metropoli concentrazionaria delle arti e della musica in tempo di guerra.
Presso il circolo letterario polacco dell’Oflag IIB il colonnello polacco Witold Dzierżykraj-Morawski (foto) tradusse dal russo al polacco il poema Evgenij Onegin di Aleksandr Puškin; Dzierżykraj-Morawski fu successivamente fucilato nel novembre 1944 a Mauthausen-Gusen.
Nell’Oflag gli ufficiali musicisti assemblarono jazz band, ensemble e cori sino a 100 elementi, gruppi teatrali in lingua polacca quali Teatrem Stańczyka di indirizzo politico e satirico (non autorizzato dall’autorità tedesca). Il 25 agosto 1941 entrò in attività persino un teatro di marionette.
Presso l’Oflag IIB si costituì il Teatr Symbolów che annoverava nel proprio organico 92 attori, 10 registi, 2 maestri di balletto, staff tecnico e amministrativo; da citare tra le produzioni l’operetta Jedynaczka Klubu Arnswaldczyka (L’unica donna membro del Club Arnswald), la commedia Kawaler z księżyca (Lo scapolo dalla luna) di Zdzisław Skowroński e la commedia musicale Miłość i przypadek (L’amore e il caso) di Karol Rypień, Jan Berson e Marek Wasilewski; furono assemblati all’uopo un coro maschile diretto dal polacco Stanisław Rybarczyk e un’orchestra sinfonica diretta dal compositore e didatta polacco Stanisław Gajdeczka.
Lech Karol Bursa fu direttore d’opera e d’operetta a Cracovia, Bydgoszcz e Łódź nonché direttore presso l’unità di fanteria 19. Pułk piechoty di Leopoli, allo scoppio della guerra fu fatto prigioniero e trasferito presso l’Oflag IIB. Qui assunse l’incarico di supervisore musicale del Teatr Symbolów; scrisse Msza polowa op.54 per coro maschile e orchestra di fiati e Polska suita żołnierska op.55 per coro maschile e orchestra sinfonica, nel 1942 fu trasferito presso l’Oflag IID Groß-Born dove scrisse Rapsodia bałkańska op.56 per baritono, coro maschile e orchestra.
Anche l’Oflag IIC Woldenberg registrò una vasta attività educativa e artistico-culturale, si tennero seminari (l’archeologo polacco Kazimierz Michałowski tenne un seminario di egittologia), letture, conferenze e corsi condotti da 80 docenti che spaziavano da filosofia e legge a lingue, matematica, odontotecnica, scienze agrarie, sociologia, veterinaria sino a corsi di livello universitario a indirizzo pedagogico e politecnico i cui titoli furono riconosciuti dal sistema universitario polacco dopo la Guerra; l’Oflag disponeva di una biblioteca di oltre 10.000 volumi oltre a migliaia di volumi a disposizione dei dipartimenti di scienza, religione, agricoltura e lingue straniere; non meno ricca fu l’attività teatrale con due teatri drammatici e un teatro di marionette, tre cori maschili e un’orchestra sinfonica diretta dall’entomologo e direttore di banda polacco Józef Klonowski.
Compositore e direttore d’orchestra, il polacco Jerzy Młodziejowski era altresì geografo, alpinista ed etnografo laureatosi presso l’Università di Poznań; nel giugno 1940 fu fatto prigioniero e trasferito presso l’Oflag IIC, ivi diresse l’orchestra e un coro maschile, scrisse tra l’altro Osiemnaście pieśni per voce solista e pianoforte, Elegia na śmierć Janosika per coro maschile, Legenda o Janosikowej sławie, miłości i śmierci per soli, coro di chierici, coro maschile e orchestra, Elegia fantastyczna na spalony dwór w Czombrowie per viola e orchestra, Rapsodia orawska per orchestra.
Corsi universitari con titoli accademici riconosciuti in patria dopo la guerra, biblioteche con servizio di consultazione e prestito, trattati e compendi per seguire corsi e seminari di qualsiasi percorso di studio, stagioni teatrali di alto impegno letterario, produzione musicale per ampi organici corali e sinfonici; se si togliessero i riferimenti alla prigionia militare, potrebbe risultare un normale rendiconto di attività musicale, teatrale e artistica a qualsiasi latitudine geografica.
I musicisti prigionieri di guerra polacchi trasformarono l’esilio in risorsa; la cattività presso i campi di prigionia Stalag e Oflag in grande possibilità di creazione e produzione artistica; l’attesa deteriorante in febbrile attività giornaliera; mistero del tempo che collassa in cattività ma si espande nella musica in essa prodotta.
La vita fisica era in pericolo, non quella dell’intelletto e del cuore che tracima in quella fisica.
I musicisti in cattività erano profeticamente capaci di vedere la storia del pensiero musicale e delle arti coreutiche di secoli a venire; laddove il tempo si azzerava nell’immobilità dell’universo concentrazionario, il musicista faceva ripartire i motori di ricerca della quotidianità.
L’ingegno musicale trasforma il presente in stazione di partenza per futuri linguaggi dell’arte.

Francesco Lotoro