ROMA – Edith Bruck: Vale sempre la pena di testimoniare
«Racconto la mia storia nelle scuole da 60 anni. Di recente mi sono fatta male e quindi ora lo faccio in genere via Zoom. Ma vale sempre la pena».
Edith Bruck raccoglie gli applausi delle decine di giovani accorsi alla Biblioteca nazionale dell’ebraismo italiano a Roma per la giornata inaugurale della seconda edizione del progetto Tra Resistenza e Resa. Per (Soprav)Vivere liberi! 80 voglia di libertà! promosso dalla Fondazione Cdec e dedicato quest’anno all’Ungheria. La “sua” Ungheria, dove Bruck nacque e dalla quale fu deportata in campo di sterminio dopo l’arresto subito per mano di gendarmi fascisti locali. Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen. Vale sempre la pena parlarne, riprende la Testimone, arrivata e stabilitasi in Italia nel 1954, «perché anche solo lasciare un segno in dieci persone può avere un senso, così anche la mia sopravvivenza stessa avrà avuto un senso». Una testimonianza diversamente declinata, ha precisato: attraverso la propria voce nelle scuole, ma anche le decine di libri e poesie scritte, il suo impegno di intellettuale a tutto campo. Anche negli spazi televisivi, se necessario. Bruck ha sottolineato: «Sento tutto questo come un dovere morale».
Tra Resistenza e Resa. Per (Soprav)Vivere liberi! 80 voglia di libertà! è un percorso per studenti e insegnanti, con vari incontri in programma nei prossimi mesi e una settimana di studio a Budapest per 30 ragazzi. Tra i temi affrontati in queste ore con l’ausilio tra gli altri degli storici Liliana Picciotto e Michele Sarfatti ci sono “Memoria e resistenza degli ebrei italiani”, “Shoah tra persecuzione e resistenza” e “Le forme della Memoria della Shoah”. I relatori hanno inoltre tracciato la vicenda del pastore luterano Gabor Sztehlo, che nell’Ungheria della persecuzione «da spettatore divenne soccorritore» e fu protagonista di una “etica dei giusti” al pari di un altro celebre teologo anti-nazista, il tedesco Dietrich Bonhoeffer.
«Anche nel buio più totale c’è stata della luce. Era luce la nostra vicina di casa che ci donò la farina per la Pasqua ebraica alla vigilia della nostra deportazione. Era luce il nazista che in campo di sterminio mi spinse verso la fila del lavoro forzato, invece che in quella dei destinati al crematorio», ha dichiarato Bruck, intervistata dalla docente Deborah D’Auria e affiancata anche dal direttore della Fondazione Cdec Gadi Luzzatto Voghera. Ascoltare le sue parole «è un dono per tutti noi», l’aveva introdotta la presidente Ucei Noemi Di Segni. Collaborano al progetto, sostenuto dall’Unione cristiana evangelica battista d’Italia, due atenei: l’Università La Sapienza di Roma e l’Università fiorentina.