PORTOGALLO – Un mazzo di carte per ricordare Sousa Mendes il Giusto

I personaggi sono Giusti più o meno famosi, da Oskar Schindler a Irena Sendler, da Nicholas Winton allo stesso Aristides de Sousa Mendes, cui si aggiungono un’altra cinquantina di volti, e di storie. Compaiono su un mazzo di carte i cui testi sono stati scritti dallo studioso della Shoah Mordecai Paldiel, e fanno parte della campagna di fundraising della Fondazione Sousa Mendes. Intitolata ad Aristides de Sousa Mendes do Amaral e Abranches (1885-1954), il diplomatico portoghese che pagò a caro prezzo la sua decisione di salvare gli ebrei perseguitati durante la Shoah, la campagna punta a onorarne la memoria e far conoscere al mondo la sua storia, con una duplice missione: raccogliere fondi per il Museo Sousa Mendes in Portogallo e sponsorizzare progetti che perpetuino la sua eredità negli Stati Uniti. Sousa Mendes era il console portoghese di stanza a Bordeaux, in Francia, e fra maggio e giugno 1940, rilasciò a suo rischio e pericolo migliaia di visti a ebrei che cercavano di mettersi in salvo dalla persecuzione nazista e della Francia di Vichy.
Yehuda Bauer, lo storico recentemente scomparso, ha affermato che l’azione di Sousa Mendes è stata «forse la più grande azione di salvataggio da parte di un singolo individuo durante la Shoah». Operò sfidando gli ordini del suo governo, agendo – ha spiegato in più di una occasione – in accordo con la sua fede cattolica. Le conseguenze delle sue azioni furono durissime, con ricadute sia su di lui che sulla sua famiglia: Sousa Mendes venne privato della sua posizione diplomatica e gli fu impedito di guadagnarsi da vivere in qualsiasi maniera, mentre i suoi dodici figli furono inseriti nella lista nera, cosa che impedì loro di studiare all’università o di trovare un lavoro. Anche su sua esplicita richiesta, ricorda The Canadian Jewish News, alla sua morte i figli hanno iniziato a operare per riabilitarne la figura, ripristinando l’onore della famiglia, ottenendo che Sousa Mendes venisse nominato “Giusto tra le Nazioni” dallo Yad Vashem. E non solo: sono seguiti un’onorificenza del Congresso degli Stati Uniti e – forse ancora più importanti – le scuse del governo portoghese insieme a una promozione postuma al rango di ambasciatore. Il mazzo di carte che la Fondazione a lui intitolata adesso vende si chiama “Heroes of the Holocaust Rescuer” (Eroi dei soccorritori della Shoah) e sostiene il museo inaugurato il 19 luglio 2024 in quella che era stata la sua casa di famiglia nella provincia di Beira Alta, nel nordest del Portogallo.

(Nell’immagine Aristides de Sousa Mendes, illustrazione tratta dal film Nobody Wants Us diretto da Laura Seltzer-Duny)