SHIRIM – Inula, gelsomino, vite e oleandri (Yehuda Amichai)

Se anche non ha speranza l’inula ha
rapporto con la speranza, e acre odore
di desiderio di vivi e di morti.
Cresce l’inula solo accanto a umane
dimore, anche a mucchi di rovine,
altera amante di ruderi che non tradisce
puttana del ricordo, sacra etèra di santuari bruciati,
guardiana umile che non dimentica
e prèfica aspra come la morte,
cane sulla tomba, ultima
dei fedeli, perpetuo lume.

Tutto ravvolge il gelsomino. Il suo profumo
e la sua forza colmano il mondo, come il tuono.
Ha i fiori bianchi che dicono il buio della nostra vita
ed odora di dolce e di corrotto.
Non rampicante, albero,
il gelsomino grida: io non sono
un rampicante, ma albero fra alberi.
Il mondo rimbomba di simili gridi
per errori come questo, irreparabili.

(testo e commento proseguiranno nel prossimo Shirim)

Inula, gelsomino, vite e oleandri è uno splendido testo del poeta Yehuda Amichai (1924-2000) a proposito di alberi e fiori.
Per prima compare l’inula, bionda amazzone delle rocce. Popola i luoghi desolati ove si insedia tenace per le ardue vette divorando il sole: sarà l’astro di fuoco a infonderle una speciale luce che accenderà d’inestinte braci i bordi amari delle vie di novembre. Fortezza, speranza esalano le ambrate corolle, i rami arcuati cingono d’oro l’oscura edera centenaria. Che sia una viva casa o nuda pietra mai arretra l’inula pioniera. Getta ignota le stille dorate per i capi d’ottobre, per le erbose pianure e le alture avanzando, inghiottendo pianamente nuovi squarci. Resta antica, fedele alle dimore solitarie, ove piano risorge sul finire d’estate, le braccia dischiuse, snudate, fiori vischiosi come bocche, come dita serrate.
Altro è l’albero abiurato, trasfigurato nel niveo, caduco fiore. Il gelsomino gentile mormora in paradisi segreti, svelati a lui soltanto. Il suo dolore non ci giunge, ma il notturno prostrarsi di corolle di sogno, il sospiro dolce d’inevitabile morte. E l’indicibile, sovrumana bellezza.

Shirim è a cura di Mariateresa Amabile, poetessa e docente di Diritti Antichi all’Università di Salerno