SOCIETÀ – I musei d’Europa a confronto: la cultura come antidoto all’odio

Tre giorni intensi aspettano i partecipanti alla Conferenza europea dei musei organizzata dal Network of European Museum Organisations NEMO per metà novembre a Sibiu in Romania. Ospitata nella sede della Filarmonica di Stato, la conferenza annuale è focalizzata sul modo in cui le società affrontano le sfide poste da divisioni sociali ogni giorno più profonde. Verranno affrontati temi come l’utilizzo delle collezioni e della programmazione per unire le comunità o le difficoltà poste dalla pressioni politiche. I dibattiti sono incentrati su quali strategie adottare quando vengono coinvolti in discussioni socio-politiche o come garantire che le voci storicamente sottorappresentate siano ascoltate in tempi di polarizzazione. Uno dei dibattiti più attesi prevede l’intervento, insieme a Elena Polivtseva (Culture Policy Room) e Joshua Robertson, della britannica Museums Association, di Mirjam Wenzel, direttrice del Museo Ebraico di Francoforte e avrà come tema la maniera in cui una crisi del processo politico e del discorso sociale impatta sulle istituzioni culturali. La cultura si trova a lottare per affermare il proprio valore mentre la polarizzazione sociale colpisce proprio l’autonomia delle istituzioni: in una società sempre più divisa è diventata un campo di battaglia dove si confrontano identità e ideologie. Mirjam Wenzel, autrice di numerose opere sull’arte e la storia culturale tedesco-ebraica, nel suo intervento dedicato alle sfide poste ai musei ebraici europei all’ombra della guerra, partirà dall’analisi di come le polarizzazioni esasperino le differenze tra i diversi gruppi, alimentando discorsi di odio e violenza. Gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, l’invasione della Russia e le conseguenti guerre in corso in Medio Oriente e Ucraina hanno accelerato le tensioni tra gli ebrei e gli altri gruppi minoritari in tutta Europa con la conseguenza che antisemitismo e razzismo rappresentano una minaccia per il futuro della vita ebraica e più in generale per la diversità delle società europee. È ancora possibile costruire ponti interculturali e promuovere la comprensione reciproca?