FIRENZE – Un archivio della memoria per “gli angeli del fango”
Luciano Camerino e il cuore spezzato per i libri ebraici alluvionati

Oggi a Firenze splende il sole. Il 4 novembre di 58 anni fa, come noto, fu la catastrofe. Le acque dell’Arno esondarono, devastando il centro storico e i suoi tesori. Da tutto il mondo arrivarono a soccorrerla i cosiddetti “angeli del fango”, secondo la definizione coniata dal giornalista del Corriere della Sera Giovanni Grazzini nei suoi articoli encomiastici sulla “meglio gioventù” che spalò fango per giorni per salvare opere d’arte e altri tesori di inestimabile valore dalla distruzione. Agli “angeli” che aiutarono Firenze a risollevarsi sarà dedicato un archivio della memoria che raccoglierà in formato digitale ogni testimonianza possibile sul loro conto, ha dichiarato nel giorno dell’anniversario il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, annunciando la sua messa in rete nel 2026. A sessant’anni esatti dall’alluvione.
“Angelo” fu tra gli altri il 40enne Luciano Camerino, uno dei 16 ebrei romani sopravvissuti al rastrellamento nazifascista del 16 ottobre 1943, con impresso sul braccio il numero 158510 marchiatogli dalla SS ad Auschwitz-Birkenau. Appena saputo dell’alluvione, Camerino si diresse a Firenze per dare una mano alla Comunità ebraica locale, pesantemente danneggiata, ma non ressa alla vista della sinagoga ricoperta d’acqua e dei tanti libri della Torah ridotti in poltiglia. Ebbe un malore e poco dopo ne morì. Uno di quei Sefer Torah resi inservibili dall’Arno lo ha accompagnato nella tomba.
Nel 2016, nel cinquantenario, la sua storia fu raccontata nella mostra E le acque si calmarono organizzata dalla Fondazione Beni Culturali Ebraici alla Biblioteca Nazionale Centrale. Nell’occasione, alla presenza dei familiari, Camerino fu definito «un eroe» di Firenze. Uno di quegli “angeli” che resero possibile la sopravvivenza di Firenze a livello anche morale perché, come disse l’allora sindaco Piero Bargellini celebrando in Palazzo Vecchio il contributo internazionale alla causa, «le sue fondamenta affondavano nell’anima non soltanto dei fiorentini».

(Nell’immagine: una foto di Andrea Belgrado scattata all’incrocio tra via Farini e via dei Pilastri, a pochi metri dall’ingresso della sinagoga)