GERUSALEMME – Il ricordo del 16 ottobre a Yad Vashem: «Una lezione per il presente»

Un momento di raccoglimento a Gerusalemme per ricordare la deportazione degli ebrei romani del 16 ottobre 1943. Nelle sale di Yad Vashem, gli italkim, gli ebrei d’Israele, si sono riuniti per commemorare la razzia nazista e per ribadire l’importanza di una memoria attiva. «In ebraico, la parola “Zachor” significa “ricorda”: è un invito costante a mantenere viva la memoria, a trasmettere la storia, affinché le atrocità del passato non possano mai più ripetersi», ha spiegato Vito Anav, presidente della Hevrat Yehudei Italia (la comunità degli israeliani di origine italiana). «”Non dimenticare” è il nostro impegno verso le vittime, una responsabilità che abbiamo nei confronti delle generazioni future», ha aggiunto Anav.
Al futuro ha guardato anche l’ambasciatore d’Italia in Israele, Luca Ferrari, affermando la necessità di combattere la nuova ondata di antisemitismo in Occidente, emersa dopo le stragi del 7 ottobre. «Ritengo fermamente che l’antisemitismo non sia soltanto una piaga da combattere e sradicare in quanto tale, ma piuttosto una minaccia ai nostri valori democratici», ha affermato l’ambasciatore.
Per Anav ci sono delle differenze evidenti tra la Shoah e il 7 ottobre, ma per entrambe le tragedie vale l’impegno a non dimenticare. In particolare il ricordo del 16 ottobre 1943 rappresenta un monito, «ma è anche fonte di ispirazione: insieme, possiamo lavorare per un futuro in cui l’odio non abbia più spazio e in cui ogni persona, indipendentemente dalla propria origine, possa vivere in pace e dignità». L’imperativo Zachor e l’impegno a non dimenticare, ha concluso il presidente della Hevrat Yehudei Italia, «sono le chiavi per costruire un mondo migliore. Che il ricordo delle vittime ci guidi e che la resilienza del nostro popolo continui a brillare, mostrando al mondo intero che Israele è una realtà indistruttibile, sia come stato che come popolo».