IRAN – La condanna di Arvin: «Colpevole di essere ebreo»
La famiglia e la comunità ebraica iraniana non sono riuscite a salvare la vita di Arvin Nathaniel Ghahremani. Condannato con un iter controverso alla pena capitale per omicidio, Ghahremani, 20 anni, è stato giustiziato oggi dal regime di Teheran. Per due anni i parenti e alcuni membri dell’ebraismo iraniano hanno chiesto di commutare la pena. Hanno denunciato le storture del processo a carico del giovane e contestato la ricostruzione dei fatti in tribunale. Secondo i parenti Ghahremani era stato aggredito dall’uomo che hai poi ucciso, Amir Shokri. Ma i giudici non hanno tenuto conto delle prove della legittima difesa e hanno condannato a morte il ventenne nel 2023 «per aver ucciso un musulmano», spiega l’ong Iran Human Rights (Ihr).
La legge islamica iraniana prevede la possibilità di commutare la pena, pagando un risarcimento alle famiglie della persona uccisa. Ma in questo caso ogni offerta dei Ghahremani è stata rifiutata. Secondo il sito ynet, i tentativi di accordo sono saltati a causa delle pressioni del regime di Teheran, contrario a un’intesa tra le parti. «Nel bel mezzo delle minacce di una guerra contro Israele, la Repubblica islamica ha giustiziato Arvin Ghahremani, un cittadino ebreo iraniano», ha affermato il direttore dell’Iran Human Rights Mahmood Amiry-Moghaddam, sottolineando sia le storture del processo sia le tempistiche della condanna a morte.
L’incidente risale al novembre 2022. Nella ricostruzione della difesa, Ghahremani era stato aggredito con un coltello da Shokri. Nella colluttazione, a rimanere ferito gravemente era stato l’assalitore, portato d’urgenza in ospedale dal giovane aggredito. Tutte circostanze attenuanti ignorate durante il processo, denuncia la famiglia di Ghahremani. Per Amiry-Moghaddam «l’antisemitismo istituzionalizzato nella Repubblica islamica ha indubbiamente giocato un ruolo cruciale nell’esecuzione della sentenza di morte».
Negli anni immediatamente successivi alla Rivoluzione islamica in Iran, il regime aveva giustiziato diversi ebrei della comunità locale. Il caso più noto fu quello di Habib Elghanian, punto di riferimento dell’ebraismo iraniano. Elghanian fu accusato dai khomeinisti di essere una spia d’Israele e, dopo un processo farsa, fu fucilato.
Più di recente, nel 1999, tredici ebrei di Shiraz e Isfahan furono accusati di essere spie al servizio del Mossad. Tre furono assolti, gli altri condannati a pene tra i 4 e 13 anni di reclusione. Il processo divenne un caso internazionale e la Casa Bianca definì le accuse una farsa. Ci furono pressioni su Teheran per liberare i prigionieri. Dopo anni in carcere, alcuni furono graziati, altri scontarono per intero la pena.
d.r.