GENOVA – Il corteo della Memoria ricorda le deportazioni del 1943
Circa mille persone hanno sfilato per le strade di Genova per l’annuale marcia in ricordo degli ebrei deportati dalla città sotto il nazifascismo, organizzata dalla Comunità ebraica, dalla Comunità di Sant’Egidio e dal Centro Culturale Primo Levi. Tanti i giovani. «È il segnale più importante della serata», racconta Raffaella Petraroli Luzzati, la presidente degli ebrei genovesi, che ha letto in sinagoga un messaggio del rabbino capo Giuseppe Momigliano con numerosi riferimenti all’attualità.
«Ogni volta il ricordo assume il significato di una verifica e anche di un esame di coscienza, relativamente al valore della Memoria nel contesto degli eventi in Italia e nel mondo e con riferimento agli inquietanti segnali e concrete espressioni di nuovo antisemitismo», ha scritto Momigliano nella sua lettera. A detta del rav, «nelle folle che manifestano a favore dei palestinesi molti sono in buona fede convinti di agire in tal modo per un popolo perseguitato, e senz’altro ascoltiamo personaggi per i quali si può escludere che nei loro giudizi pesantemente critici e severi nei confronti di Israele e del suo governo vi siano consapevolmente pregiudizi antiebraici». Ma non sarà vera pace senza rispetto di «giustizia» e «verità» nell’elaborazione dei fatti, ha ammonito il rav. Perché se la giustizia «richiede che il giudice ascolti in maniera obiettiva entrambe le parti valutando i fatti equamente», oggi tale equità «non è riscontrabile nei dibattiti in cui si giudica e critica Israele in modo superficiale, parziale e settario». Per quanto riguarda la verità invece «è troppo pesantemente calpestata per pervenire all’esito desiderato» e così troppe affermazioni sulla storia del Medio Oriente e sulla legittima nascita dello stato d’Israele «non corrispondono alla verità essenziale e purtroppo le menzogne ripetute molte volte possono alla fine essere recepite come verità».
È comunque confortante, ha concluso il rav, «trovarci oggi tra amici ai quali si possono riportare le nostre sofferenze e dai quali siamo disposti a ricevere consigli e osservazioni, perché sappiamo che anche nelle differenze di pensiero il ricordo della tragedia della Shoah con il continuo contrasto all’antisemitismo è il filo che unisce le nostre coscienze». Gli ebrei genovesi deportati furono in tutto 261 e tra loro soltanto venti fecero ritorno. Alla cerimonia, condotta dal consigliere Ucei Ariel Dello Strologo, era tra gli altri presente il vicesindaco Pietro Piciocchi. «L’indifferenza è il peggiore dei mali per Genova», ha dichiarato. Sono inoltre intervenuti il referente di Sant’Egidio Andrea Chiappori e il presidente della sezione genovese dell’Aned Filippo Biolé.