A 16 anni sogna l’Europa: Yotam dal kibbutz Nir Yitzhak all’accademia di calcio in Spagna
Nella Palencia Football Academy, a pochi chilometri da Madrid, si respira calcio 24 ore al giorno. Ci sono gli allenamenti sul campo di tattica e tecnica, gli esercizi in palestra, le sessioni video per conoscere gli avversari o per riguardare i propri errori, le lezioni di spagnolo. È un mondo lontano da Israele, i suoi conflitti, il 7 ottobre.
Per Yotam Lanternari, 16enne del kibbutz Nir Yitzhak, a pochi chilometri da Gaza, è una chance concreta per diventare calciatore professionista. «Questo è il mio sogno, al momento non penso a delle alternative. Voglio approfittare di ogni attimo per fare quello che mi piace. Il 7 ottobre mi ha dato una nuova consapevolezza e mi ha fatto maturare. Sarebbe potuto essere l’ultimo giorno della mia vita e invece sono qui», spiega a Pagine Ebraiche.
Una porta ha salvato Yotam e la sua famiglia – padre, madre e due sorelle – la mattina del 7 ottobre. «Quando sono caduti i primi i razzi alle 6.30 ero un po’ confuso perché ero andato a dormire alle 4 dopo aver passato la notte con gli amici a chiacchierare. Non ero preoccupato dagli allarmi, negli anni ci si abitua». Meno di un’ora dopo sono iniziate a circolare le notizie dell’infiltrazione nei kibbutz del sud dei terroristi di Hamas. «Nelle immagini dei luoghi attaccati, riconoscevo posti a cinque o dieci minuti da casa nostra». In una pausa degli allarmi Yotam si è recato in bagno. «Ero lì quando ho sentito parlare arabo vicino alla finestra. Ho guardato fuori e ho visto due terroristi, uno armato di mitra l’altro con un lanciarazzi Rpg, dirigersi verso casa nostra. Saranno stati a una trentina di metri. Sono subito corso indietro. Anche mio padre li aveva visti e ci siamo chiusi tutti nella stanza rifugio». I terroristi si sono introdotti in casa, aprendo il fuoco. Hanno provato a sfondare la porta dietro cui si erano barricati i Lanternari. «Non so come e perché non siano riusciti ad entrare. Li abbiamo sentiti girare per casa, mangiare le nostre cose. Hanno rubato le nostre auto». Durante l’attacco a Nir Yitzhak, sei uomini della squadra di sicurezza e un soldato sono morti. Sette persone sono state prese in ostaggio, di cui tre liberate nello scambio con Hamas avvenuto a novembre. Due sono state salvate da Tsahal. Due sono morte in prigionia. «Abbiamo saputo che una nostra auto è stata usata per il rapimento», racconta il padre di Yotam, Daniel. La casa di Nir Yitzhak, in cui Daniel si è trasferito da Roma nel 1995, ora è stata sistemata.
«Abbiamo coperto i fori dei proiettili e i segni dell’attacco. Sulla terrazza di casa abbiamo trovato due lanciarazzi dei terroristi pronti per l’uso».
Ci sono volute 14 ore per liberare il kibbutz e permettere ai Lanternari di uscire dal rifugio antimissile. Poi sono stati sfollati in un hotel a Eilat, città trasformata in un grande campo di accoglienza per gli evacuati del 7 ottobre. «Yotam ha perso degli amici nell’attacco e all’inizio non voleva saperne del calcio. Ci diceva: Che senso ha?». Con il sostegno dei genitori però ha ripreso gradualmente con il pallone. «È tornato a giocare con l’Hapoel Beer Sheeva verso dicembre, facendo molti sacrifici. Per mesi stava per cinque giorni lontano da noi, poi tornava e dopo meno di 48 ore partivamo insieme alle cinque del mattino da Eilat per essere intorno alle 8 a Beer Sheva». Nonostante lo stress, aggiunge Daniel, «abbiamo visto rifiorire Yotam». In estate è arrivata poi l’opportunità in Spagna, prima con uno stage di due settimane a Madrid, poi con l’ingresso alla Palencia Football Academy. «Ora può concentrarsi sul calcio e siamo molto contenti », afferma Daniel. Lui, la moglie e le figlie sono tornati a Roma. «Per il momento rimarremo qua, vogliamo dare tranquillità alle nostre figlie. Torneremo a Nir Yitzhak, anche perché stiamo costruendo un’altra casa, ma ora è tutto un po’ fermo». Nel mentre sarà anche più facile raggiungere Yotam, felice di condividere questa esperienza con decine di ragazzi da tutto il mondo, dalla Costa Rica all’India, dall’Ucraina agli Stati Uniti. «L’accademia è legata all’Atletico Madrid. Ci sono altri quattro ragazzi israeliani con me. Abbiamo fatto gruppo tra di noi, io condivido la stanza con uno di loro e siamo molto affiatati ». Si discute e parla di quello che succede a casa, ma il linguaggio comune rimane il calcio.
«Il più grande è un ragazzo arabo-israeliano di Haifa che ha qualche anno in più di me e giocava nel Bnei Sakhnin». Una squadra più volte al centro di controversie politiche e identitarie per la sua appartenenza alla minoranza araba. I suoi tifosi sono stati sia vittime sia causa di violenze in questi anni. Ma sono polemiche che appartengono a un altro mondo. «A lui non interessa la guerra, ma giocare a calcio, come a tutti noi e in questi mesi mi ha aiutato e dato consigli». In generale, aggiunge Yotam, la politica rimane fuori dall’accademia. «La mia identità israeliana non è mai stata un problema. Nessuno ha espresso posizioni politiche, poi magari nel privato hanno le loro opinioni. Ma non ho mai sentito ostilità».
Da quando è arrivato in Spagna Yotam sente di essere migliorato molto come calciatore. «A differenza degli allenamenti in Israele in cui stavo in gruppo per un paio d’ore, qui sono seguito personalmente e con lo staff analizziamo i miei punti deboli e lavoriamo su ogni dettaglio». Il suo ruolo è centrocampista offensivo e all’accademia gli stanno insegnando ad affinare la visione di gioco. Analizzare i movimenti dei compagni e degli avversari, scegliere le giuste linee di passaggio per mettere in condizione la squadra di segnare. «L’elemento mentale e decisionale qui è il più importante in assoluto e si concentrano molto nel migliorarlo». Tifoso della Roma e del Barcellona, il suo idolo è Lionel Messi. Ma guarda anche all’israeliano Oscar Gloukh. «Giochiamo nello stesso ruolo e mi piace come lo interpreta ». Come Gloukh, giocatore del RB Salzburg, Yotam spera di militare anche in futuro in qualche club europeo. «Qui in Spagna, o in Italia o altrove. Sono determinato e voglio provare a realizzare il mio sogno. Sicuramente tornerò in Israele, ma per il momento mi gioco le mie chance qui».
(Nell’immagine: Yotam Lanternari, a destra, si allena con la Palencia Football Academy)
Daniel Reichel