ROMA – L’ambasciatore israeliano Peled: Vicini ad accordo su Libano
Israele sarebbe vicino a raggiungere un accordo con il Libano «con l’aiuto della comunità internazionale, dell’Unione Europea, degli Usa e persino della Russia». Lo ha detto l’ambasciatore designato d’Israele in Italia Jonathan Peled, intervenendo al 35esimo Congresso nazionale della Federazione delle Associazioni Italia-Israele in svolgimento a Roma. Tra gli obiettivi principali dell’accordo, ha spiegato il diplomatico, «c’è quello di portare Hezbollah il più a nord possibile, lontano dal confine con Israele, così che gli sfollati israeliani possano tornare nelle loro case». Si punta inoltre a «rinforzare l’esercito libanese, in modo che sia dispiegato nel sud del paese», far sì che «la risoluzione 1701 dell’Onu sia propriamente implementata». E a rinforzare pure Unifil, con un più efficace mandato, «perché non può continuare ad agire nel modo in cui ha agito finora». La costruzione non è semplice, ha ammesso Peled, perché «non abbiamo fiducia nell’Onu, non ci possiamo fidare dell’esercito libanese e nemmeno della Russia: ma se ognuno farà la sua parte, ci sarà forse una speranza». Più complicata la situazione a Gaza: «Dopo il rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco, servirà una coalizione internazionale per governare la Striscia. La situazione umanitaria resta intanto molto complicata: ci sono chiari i nostri doveri e le nostre responsabilità. Voglio dire grazie all’Italia per il suo aiuto, attraverso iniziative come il programma Food for Gaza». Nonostante il conflitto su più fronti, nonostante l’antisemitismo in crescita in Italia e in Europa, l’ambasciatore resta fiducioso sul futuro: «Un giorno raggiungeremo la pace con i nostri vicini. Dobbiamo mantenere viva la speranza, pensando anche al passato. Vale su tutti l’esempio degli accordi di pace firmati con l’Egitto, un tempo il nostro più grande nemico. Pure l’Italia può giocare un ruolo importante, anche in ragione del suo stretto rapporto con il Libano».
Il presidente Bruno Gazzo
Ha inaugurato il Congresso un intervento di Bruno Gazzo, il presidente della Federazione delle Associazioni Italia-Israele, che ha riscontrato un clima sempre più difficile per portare avanti le istanze della Federazione, con spazi sempre più ristretti in cui esprimersi e rapporti istituzionali sempre più complicati. «Sono qui per dire grazie e per testimoniare quanto è importante quello che fate, la determinazione e la coerenza che dimostrate», ha affermato al suo fianco la presidente Ucei Noemi Di Segni, sottolineando la collaborazione in atto tra Ucei e Federazione per denunciare non solo i crimini del 7 ottobre, ma anche la successiva negazione di una parte della società italiana «e il fiume, infinito mare di antisemitismo con tanta distorsione mediatica cui assistiamo». Uno sforzo comune, quello di Ucei e Federazione, volto anche a ribadire che quello che la minaccia «non riguarda solo gli ebrei, ma la società italiana nel suo insieme». In un video-messaggio il vicepremier Matteo Salvini ha parlato di «Israele sotto attacco come mai in precedenza». Secondo Salvini, «il problema non è solo la violenza dei terroristi, il problema ce l’abbiamo in casa: sono le scene di caccia all’ebreo di Amsterdam e chi, sfilando a Milano, auspica che avvenga lo stesso in Italia». A detta del vicepremier, «vuol dire che si è superato il limite».
L’intervento di Lucio Malan
D’accordo Lucio Malan, presidente del gruppo interparlamentare di amicizia Italia-Israele: «Ci sono persone che cercano qualunque pretesto per creare disordini». Malan ha anche denunciato l’uso strumentale di termini come genocidio per screditare Israele: «Non si è mai visto un genocidio, ma in realtà neanche una guerra, in cui una parte fornisce cibo, elettricità e medicinali alla parte aggredita». Affidate a un ulteriore video-messaggio alcune considerazioni di Amir Ohana, lo speaker del Parlamento di Gerusalemme: «Abbiamo bisogno dell’aiuto dei nostri amici, perché questo conflitto lo si vince anche nella narrazione. In un momento difficile per le democrazie liberali, dobbiamo restare uniti e coesi affinché le forze della luce prevalgano». Sulla stessa linea Ophir Eden, neo consigliere per gli Affari Pubblici dell’ambasciata israeliana a Roma: «Anche nei momenti più oscuri, la luce può risaltare. La vostra vicinanza e solidarietà, il vostro coraggio nel parlare al fianco di Israele, significano molto per noi. Molto più di quello che io possa esprimere a parole». Ha portato un saluto anche Luigi Maccotta, capo della delegazione italiana all’Ihra: «Quella all’antisemitismo è una lotta comune, che richiede grande impegno e tutti gli strumenti possibili». Con riferimento al Medio Oriente, Maccotta ha auspicato «una pace giusta e sostenibile, con il pieno riconoscimento di Israele nella regione».