ROMA – L’ex capo di stato maggiore Camporini: Israele opera nel rispetto delle regole
«Le procedure, gli atti compiuti, i provvedimenti correttivi e la gestione degli incidenti da parte dell’esercito israeliano a Gaza rispondono a criteri condivisibili, tipici delle democrazie occidentali. Se fossero sanzionati, provocherebbero un danno alle forze armate dell’Occidente».
Parola di Vincenzo Camporini, l’ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica e della Difesa. Ospite della Federazione delle Associazioni Italia-Israele a Roma, Camporini ha affrontato varie questioni collegate alle guerre di Israele contro il terrorismo. Tra le altre, il ruolo di Unifil nel sud del Libano come forza di interposizione con Hezbollah. «Il suo intervento è stato utile, ma non ha conseguito il risultato perché non è stata messa nelle condizioni di conseguirlo», ha sostenuto il generale. Per Camporini, in ogni caso, «Unifil deve rimanere, perché con Unifil sul terreno potrà riprendere il dialogo». Al tavolo, moderati da Ruben Della Rocca, c’erano anche due altri ex generali di alto livello: Paolo Capitini e Giuseppe Morabito. Per il primo, oggi docente presso la Scuola sottufficiali dell’esercito, l’anomalia di questa guerra combattuta anche nei tunnel presenta «un nuovo ambiente operativo, con nuove tecniche di combattimento e una particolare natura del nemico: le incomprensioni verificatesi non rientrano nel campo della “cattiveria”, ma possono accadere in un contesto di esperienze militari così diverse dal consueto». Dal suo canto Morabito, attuale membro del Nato Defense College, ha affermato: «Il rispetto delle regole, da parte di Israele, è sancito: non c’è scritto da nessuna parte che un esercito debba avvisare dove colpirà, però Israele lo fa». Morabito non è sorpreso che Israele sia sotto accusa per genocidio all’Aja: «I magistrati sono avulsi dal contesto? Ragioniamo sull’ambiente in cui vivono e sulle pressioni che ricevono».