ROMA – Senatori ebrei, 44 storie da ricordare
Dal Risorgimento alle leggi razziste, 44 senatori ebrei si distinsero nella vita istituzionale del paese dalle stanze di Palazzo Madama. Il volume Senatori ebrei nel Regno d’Italia (ed. Giuntina), nato da un comune intento del Senato e dell’Ucei, ne racconta le storie, gli ideali, il lascito.
«Un’operazione di storia volta sottolineare il coinvolgimento della comunità ebraica», l’ha definita il presidente del Senato Ignazio La Russa in un video-messaggio trasmesso durante una presentazione della ricerca a Palazzo Giustiniani. Per la seconda carica dello Stato, «quei 44 senatori diedero il meglio di sé, con amore per la patria»; quella stessa patria in cui, come scrive nel libro nel suo saluto, non dovranno avere «mai più cittadinanza» sentimenti come antisemitismo, razzismo e discriminazione. «Ciascuno dei fascicoli studiati rappresenta un tomo intero di storia italiana e un contributo di spessore allo sviluppo della società», ha sottolineato nell’introduzione la presidente Ucei Noemi Di Segni, riferendosi alla ricerca, curata da Valerio Di Porto e Manuele Gianfrancesco, come a un’opera preziosa alla quale attingere «per i tempi e per le sfide che viviamo: sfide morali, politiche, diplomatiche e religiose, ma anche costituzionali». Un progetto in fieri, ha poi fatto capire Di Segni, perché l’auspicio è di illustrare in un secondo volume le vicende dei senatori d’epoca repubblicana. Partendo quindi dall’immediato Dopoguerra della ricostruzione per arrivare all’impegno oggi profuso dalla senatrice a vita Liliana Segre, che firma la prefazione di questo primo libro.
Per la storica Ester Capuzzo, «il volume ci dà una conferma dello stretto rapporto tra l’ebraismo italiano e lo Stato a partire dall’età post-unitaria, nel momento del consolidamento dello Stato nazionale». Un processo «spezzato tragicamente dalle leggi antiebraiche». In precedenza lo storico Giuseppe Monsagrati si era soffermato su alcuni «profeti del rinnovamento» determinanti per l’emancipazione ebraica: Giuseppe Mazzini e poi tra gli altri Massimo d’Azeglio e Carlo Cattaneo che già nel 1835 aveva denunciato i veleni e le conseguenze deleterie dell’antisemitismo nelle sue Interdizioni israelitiche. Davide Romanin Jacur, assessore Ucei al Bilancio, ha tratteggiato l’impegno del suo avo Leone Romanin Jacur (1847-1928). Noto anche come “l’apostolo delle bonifiche”, fu figura di primo piano in una Padova attraversata da rilevanti fermenti ebraici e in cui il solo vescovo, tra le figure di spicco della vita cittadina, «non era ebreo». Alla presentazione sono intervenuti anche i due curatori. Come rilevato da Di Porto, 44 rappresenta «un numero notevolmente alto» in considerazione dei piccoli numeri della presenza ebraica. Per Gianfrancesco, dopo questo primo mattone «c’è la speranza che scaturiscano ulteriori ricerche». In conclusione d’incontro, moderato dal giornalista parlamentare Giorgio Giovannetti, il funzionario del Senato Giampiero Buonomo ha rievocato una delle figure più illustri in questo elenco di 44: il matematico e fisico Vito Volterra, poi presidente dell’Accademia dei Lincei. Sulla sua scomparsa calò nel 1940 il silenzio stampa imposto dal regime.