MILANO – Dai Catecumeni ai fratelli Bibas: i bambini rubati

Ad aprire e chiudere il convegno milanese «Bambini rubati, bambini contesi. Battesimi forzati in età moderna e contemporanea» è stato un comune appello a non dimenticare due bambini israeliani, Ariel e Kfir Bibas. «Se parliamo di infanzia rapita, non possiamo non ricordare i loro nomi», ha sottolineato il direttore della Fondazione Cdec, Gadi Luzzatto Voghera, che ha coordinato la prima parte della giornata di studio, organizzata al Memoriale della Shoah di Milano dall’associazione italiana amici dell’Università di Gerusalemme. «Non sappiamo qual è il destino di Ariel e Kfir. Tutti preghiamo perché siano vivi e perché tornino, assieme a tutti gli ostaggi, il prima possibile a casa. Lo dico in questa giornata perché il tormento che ha devastato il popolo ebraico per millenni continua ancora oggi», ha affermato in chiusura il giornalista Daniele Scalise, moderatore della seconda parte del convegno. Un evento che ha ricostruito l’origine, le modalità, l’impatto dei battesimi forzati al cristianesimo dei bambini ebrei nel corso dei secoli. Rabbini, filosofi, storici, psicologi e giuristi hanno presentato un quadro dell’evoluzione di un fenomeno che ha toccato epoche diverse. Dal tema delle conversioni in Tommaso d’Aquino alle politiche della Controriforma, dalla Casa dei Catecumeni (la prima fu fondata a Roma nel 1543) in cui venivano condotti, volontariamente o meno, i non cristiani destinati al battesimo, al caso del rapimento da parte della Chiesa di Pio IX di Edgardo Mortara, ricordato dalla discendente Elèna Mortara; dal salvataggio di ebrei durante la Shoah delle istituzioni ecclesiastiche alle risposte del Concilio Vaticano II in tema di rapporti con l’ebraismo.
«Penso sia stato uno dei primi incontri su questo argomento in cui si è ragionato sia sul lungo periodo sia chiave interdisciplinare», ha sottolineato Luzzatto Voghera.
(Nell’immagine: Moritz Daniel Oppenheim, Il rapimento di Edgardo Mortara 1862 – Jay and Jeanie Schottenstein Family Collection of Judaica)