ROMA – La festa per i 100 anni della scuola Polacco

Le radici nel passato, lo sguardo al futuro. Festa grande ieri a Roma per i 100 anni della scuola elementare ebraica Vittorio Polacco. Cuore pulsante della Comunità e luogo in cui «si intrecciano i valori della famiglia, della fede e della cultura ebraica, dove i nostri ragazzi non solo ricevono un’educazione di eccellenza, ma trovano le radici della loro identità e spesso costruiscono legami che durano tutta la vita», ha affermato il suo presidente Victor Fadlun.
Tante le sfide all’orizzonte, declinate davanti a una platea che comprendeva tra gli altri il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, la presidente Ucei Noemi Di Segni, l’ambasciatore d’Israele a Roma Jonathan Peled e quello presso la Santa Sede Yaron Sideman. Tra le note positive tratteggiate da Fadlun il consolidamento di partnership internazionali con enti come la Ronald S. Lauder Foundation e la Yael Foundation, all’insegna del convincimento che l’educazione «è il motore della continuità ebraica», e il piano di riorganizzazione e ammodernamento delle scuole che passerà anche dal trasferimento del Liceo Renzo Levi nell’ex convento di via di Sant’Ambrogio annunciato negli scorsi giorni in sinergia con l’amministrazione comunale.

«Ancora una classe, ancora un banco»

Educazione, un pilastro dell’identità ebraica. «L’ebraismo può vantarsi di aver introdotto già nel primo secolo un sistema di educazione pubblica capillare per tutti i bambini. L’istruzione per tutti è stato da sempre un dovere per il singolo e le istituzioni comunitarie», ha ricordato il rabbino capo Riccardo Di Segni, citando tra gli altri l’esempio fornito in epoca moderna da figure come l’educatore e rabbino Dante Lattes il cui motto era «Ancora una classe, ancora un banco, ancora un maestro, ancora un libro». Le celebrazioni del centenario si collocano all’interno di un periodo storico complesso. «Non c’è solo l’attacco agli ebrei accusati di ogni infamia, con vocaboli nuovi che non sto qui a ripetere, che ripropongono in forma nuova accuse ancestrali», ha detto il rav. Ma «c’è anche l’attacco alla cultura e alla tradizione ebraica, la demonizzazione della Torà: a questo bisogna dare una risposta virtuosa, continuare a studiare e a insegnare». Nel merito il rav ha anche contestato alcune riflessioni di papa Francesco, che di recente ha sostenuto che «C’era un’epoca anticamente in cui i bambini essendo “non ancora uomini” davano fastidio agli adulti. Accadeva anche ai tempi di Cristo con i rabbini che mal tolleravano la loro presenza disturbatrice del loro ministero». Come si risponde virtuosamente a questi confronti?, si è chiesto Di Segni. «Eccoli qui davanti a voi i bambini e eccoli qui i rabbini. Siamo qui per continuare un impegno di millenni».

(Nell’immagine: la storica direttrice Milena Pavoncello e l’attuale direttrice Roberta Spizzichino con la torta per i festeggiamenti)

a.s.