MUSICA – Un piccolo quaderno blu sull’Arca di Noach

Nel pomeriggio del 1 agosto 1944, mentre le truppe sovietiche già penetrate in territorio polacco giunsero sul lato destro della Vistola alle porte di Varsavia e le truppe del Reich consapevoli dell’imminente débâcle erano in procinto di ritirarsi, 45.000 membri del principale gruppo polacco di resistenza, Armia Krajowa, pur dotati unicamente di armi leggere, mitragliatrici e cannoni anticarro, scatenarono un’insurrezione allo scopo di liberare Varsavia prima dell’arrivo dell’Armata Rossa; la guarnigione tedesca rinforzata da reparti della Wehrmacht e Waffen-SS ottenne una vittoria schiacciante.
Anche in questo caso, la risposta militare tedesca all’insurrezione fu estremamente brutale accanendosi altresì sulla popolazione civile inerme; Himmler ordinò di uccidere senza alcuna distinzione bambini, donne e personale medico nonché bombardare e incendiare gli edifici.
La resa da parte della Armia Krajowa fu inevitabile e arrivò il 2 ottobre 1944; a 500.000 insorti e civili catturati fu riconosciuto lo status di prigionieri di guerra e disposto il loro trasferimento presso i Campi di prigionia militare in territorio metropolitano tedesco, Varsavia fu svuotata e ridotta in macerie.
Membro del gruppo di rinnovamento e risveglio musicale Giovane Polonia, il compositore e direttore d’orchestra polacco Ludomir Różycki (il suo balletto Pan Twardowski del 1920 fu eseguito centinaia di volte in tutta Europa) era a Varsavia durante i giorni dell’insurrezione del 1944; in quei giorni Różycki iniziò a stendere la scrittura di un Concerto per violino e orchestra ma, costretto a fuggire da Varsavia, seppellì il manoscritto del Concerto nel suo giardino.
Scoperta anni dopo da alcuni operai edili che lavoravano nella zona, il manoscritto di Różycki finì negli archivi della Biblioteka Narodowa di Varsavia; il violinista polacco Janusz Wawrowski restaurò e ricostruì il Concerto, infine lo eseguì per la prima volta nel 2018.
Pur non essendo ebrei, i compositori e pianisti polacchi Witold Lutosławski e Andrzej Panufnik formarono un duo pianistico che si esibì spesso nei Cafè del Ghetto di Varsavia, entrambi scrissero canti per la Resistenza armata ebraica del Ghetto; Panufnik lasciò Varsavia con la madre malata poco prima dell’insurrezione, i suoi manoscritti andarono tutti bruciati per colpa di uno sconosciuto che occupò abusivamente il suo appartamento rimasto vuoto dopo la fuga.
Il compositore e direttore d’orchestra polacco Roman Padlewski (foto) partecipò all’insurrezione di Varsavia combattendo nelle fila della brigata Broda 53. Durante i combattimenti del 14 agosto 1944 contro le forze militari tedesche rimase gravemente ferito a Wola (Varsavia); morì in ospedale due giorni dopo, durante l’insurrezione il suo Concerto per violino e orchestra andò perduto.
Il compositore e drammaturgo Leyb Rozental fu uno dei più prolifici autori di revue nel Ghetto di Vilnius, numerose sue canzoni furono interpretate dalla sorella Khayela; trasferito nel 1943 a Klooga, scrisse testi poetici e numerose canzoni tra le quali Lomir Shvaygn (in duo con Wolf Durmashkin), organizzò corsi serali per i compagni di Block nonché lezioni su scrittori classici di lingua yiddish.
Il 18 settembre 1944 l’autorità tedesca liquidò Klooga ed evacuò la maggior parte dei deportati caricandoli su un treno con destinazione Tallinn ove attendeva un’imbarcazione che li avrebbe trasferiti a Stutthof; 200 ebrei (tra i quali Leyb) rimasero a Klooga ufficialmente per la bonifica del Lager, in realtà le unità tedesche li condussero nella vicina foresta dove fu ordinato loro di costruire una piattaforma di legno a più livelli sui quali Leyb e altri furono sdraiati, fucilati e bruciati.
Sua sorella Khayela fu trasferita con l’altra sorella Mira e la loro madre presso il Campo di lavori forzati di Riga-Kaiserwald, qui la madre fu separata dalle figlie e uccisa; dopo alcune settimane Khayela e sua sorella furono trasferite a Stutthof e successivamente a Sophienwalde, nel marzo 1945 intrapresero una Marcia della Morte verso il Mar Baltico, il 10 marzo 1945 furono raggiunte e liberate dall’Armata Rossa presso Lauenburg in Pommern (oggi Lębork, Polonia).
Nel 1946 Khayela riportò su un piccolo quaderno blu tutte le canzoni di suo fratello e altri artisti del Ghetto di Vilnius ricordate a memoria; nel 1951 si trasferì nella città sudafricana di Cape Town.
Come ben fecero sia Khayela che gli operai nel giardino di Różycki, bisogna recuperare e riparare questo patrimonio musicale perché ciò che è andato perduto ha già creato una mostruosa voragine del sapere e dell’arte; recuperare una sola di queste opere e restituirle all’Umanità produce l’effetto di chiudere le falle di una diga piena di crepe e riportare il fiume nel suo giusto corso.
Tutto ciò nel semplice e umile spirito missionario di ricostruire i palazzi dell’ingegno andati distrutti.
Occorre mostrare attenzione e rispetto nei riguardi di coloro che hanno perso la vita in Ghetti, Lager, Stalag, Oflag, Gulag e ancora una volta è la musica l’unico elemento della natura e della civiltà umana che tutto avvolge, ammanta in una sorta di pietas dell’intelletto artistico; nel mondo che abbiamo scelto nostro malgrado di vivere, sul pianeta della banana di Cattelan acquistata per sei milioni di dollari, 80 anni fa 150.000 uomini e donne crearono nei luoghi più inimmaginabili forme sublimi e di inarrivabile bellezza nell’Arte e nella Musica offrendole al genere umano.
Noach con la sua famiglia e gli animali scampati al Diluvio era su un’Arca mentre Mosè salvato dalle acque era in un cestello di papiro; poco importa salvarsi su un’imbarcazione grande quanto tre portaerei o in un canestro, la Torà usa per entrambi lo stesso termine, “tevà”.
Ci salveremo salendo sulla tevà, poco importa se questa tevà sia immensa o minuscola o assomigli alla tribuna sulla quale srotoliamo il Sefer Torà in sinagoga e che si chiama, appunto, tevà; mi piace pensare alla musica più drammaticamente geniale del Novecento come a una gigantesca Arca sulla quale, dal piccolo quaderno blu di Khayela Rozental al monumentale Œdipe roi scritto in Stalag da Maurice Thiriet, tutta questa musica abbia trovato la propria salvezza e il proprio futuro.
Archetipo della civiltà umana, il futuro dell’Umanità si trova a prua dell’Arca mentre il passato è a poppa e occupa altresì la stiva e la sentina; sala motori e sale passeggeri sono piene di tutto ciò che ha prodotto l’ingegno umano dall’arte alla scienza e persino all’alimentazione e allo sport.
La musica è la realtà più solida e stabile prodotta dall’uomo e sull’Arca viaggia in prima classe.
Il musicista, Noach dei tempi moderni, è il capitano.

Francesco Lotoro