ROMA – Il ricordo degli ebrei cacciati da paesi arabi e Iran

Dieci anni fa il Parlamento israeliano ha deliberato l’istituzione della Giornata in ricordo degli ebrei cacciati dagli Stati arabi e dall’Iran, fissandola al 30 novembre. Tra il 1948 e il 1970 800.000 ebrei furono costretti ad abbandonare i loro paesi in Nord Africa, Medio Oriente e nella regione del Golfo, dove erano radicati da secoli e in alcuni casi da millenni, per via di persecuzioni e pogrom antiebraici. In decine di migliaia, tra 1979 e 1980, lasciarono anche l’Iran del nuovo corso degli ayatollah.
Il ricordo di «un esodo drammatico, che ha costretto migliaia di famiglie a lasciare le proprie abitazioni, sinagoghe e beni, spezzando quel profondo legame di appartenenza che le aveva unite per secoli alla loro terra d’origine» è stato al centro di un convegno svoltosi a Roma su iniziativa del senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, già ministro degli Esteri e ambasciatore italiano in Israele. Tra gli intervenuti l’ambasciatore israeliano in Italia, Jonathan Peled. Per lo psicoanalista David Gerbi, fuggito da Tripoli all’età di 12 anni e rappresentante della World Organization of Libyan Jews, «questo esodo di massa rappresenta una parte fondamentale della storia moderna». Tuttavia però, inspiegabilmente, «rimane poco conosciuto e raramente viene menzionato nei dibattiti sui conflitti in Medio Oriente».

(Foto: Photography dept. Government Press Office / Israele)