TV – L’ironia di un “Cattivo ragazzo”, la nuova serie israeliana presto su Netflix

«Inizierò dalla fine. Sono stato in prigione per quattro anni: tre da adolescente, uno da adulto», racconta dal palco Dean Shaiman. Davanti a lui un pubblico pronto a ridere delle sue battute. Perché Shaiman attorno al suo passato disfunzionale, tra piccoli crimini e carcere, ha costruito una carriera di successo nella comicità. Una storia vera, raccontata nell’ultimo lavoro dello sceneggiatore Ron Leshem e della regista Hagar Ben-Asher: la serie Yeled Ra (ragazzo cattivo in ebraico), appena acquistata da Netflix per essere distribuita in 190 paesi.
Yeled Ra o Bad Boy – il titolo con cui sarà diffusa nel 2025 sulla piattaforma streaming – è basata sulla vera storia del comico israeliano Daniel Chen, tra gli autori della serie prodotta da Hot.
In otto puntate lo spettatore segue l’evoluzione di Dean Sheiman, un ragazzo cresciuto in un contesto familiare complicato e finito in carcere minorile a soli 13 anni. Dean è un giovane con un disturbo dell’attenzione, un’intelligenza brillante e un talento straordinario per gli scacchi. Questi tratti non lo aiutano ad affrontare la durezza del penitenziario minorile “Ofek”, dove il giovane scopre un mondo di violenza e crude dinamiche di potere. È invece il suo umorismo a permettergli di resistere all’ambiente ostile e superare rabbia e dolori.
La serie si sviluppa su due linee temporali: il passato di Dean nel carcere e il suo presente come comico affermato.
In Bad Boy, uscito da poco in Israele e molto apprezzato dalla critica, l’umorismo viene presentato come strumento di sopravvivenza. Chen, che interpreta se stesso nella versione adulta di Dean, trasforma i momenti più bui della sua vita in battute che strappano un sorriso amaro. «Il mio passato è stato il mio peggior nemico così come la mia più grande ispirazione», ha raccontato lo stand-up comedian in alcune interviste. «Con Bad Boy, volevo dimostrare che l’umorismo può essere un’ancora di salvezza anche nei contesti più disperati».
Anche Leshem, sceneggiatore dell’acclamata serie di Hbo Euphoria, ha sottolineato l’importanza della vis comica in Bad Boy. Intervistato dal sito Mako nella sua casa di Los Angeles, Leshem ha sottolineato come «Hollywood ama gli autori israeliani perché infrangono le regole. Siamo abituati a un pubblico che si annoia facilmente, quindi siamo costretti a essere audaci e autentici. Con Bad Boy volevamo creare un prodotto che non fosse solo un dramma, ma anche una riflessione su come l’ironia e la resilienza possano ridefinire un destino apparentemente segnato».
Per la critica cinematografica di Yedioth Ahronot, Smadar Shiloni, la serie non è «per deboli di cuore. Le scene di violenza si mescolano a momenti commoventi e a uno humor ristoratore. La regia e la narrazione evitano i luoghi comuni, offrendo invece un’esplorazione profonda delle dinamiche umane in un ambiente ostile. Le animazioni utilizzate per illustrare i pensieri del giovane Sheiman aggiungono un elemento visivo unico, mentre i primi piani sulle espressioni del protagonista trasmettono un’intensità emotiva rara». Per Dvir Hazan, critico di Maariv, la serie solleva anche delle domande profonde sul sistema giudiziario israeliano, sulla riabilitazione dei giovani e sulla capacità di reinserirli nella società. «Non ci sono ragazzi cattivi, ci sono ragazzi a cui va tutto storto», è la lettura di Leshem. In uno strano incrocio di destini, lo stesso Leshem, quando lavorava come giornalista per Yedioth Ahronot, aveva incontrato in carcere un allora giovane Daniel Chen per scrivere un pezzo. «Aveva il disturbo dell’attenzione più folle che avessi mai visto, ma era anche spaventosamente acuto. Questo disturbo lo ha portato in prigione, ma l’umorismo lo ha salvato».

d.r.