ISRAELE – Morto anche l’ostaggio Omer Neutra

«Questa mattina il nostro pensiero va alla famiglia Neutra», così il presidente israeliano Isaac Herzog. «Dopo più di un anno di lotta determinata, straziante e globale, i Neutra hanno ricevuto la notizia devastante della perdita del loro amato figlio, il capitano Omer Maxim Neutra (21 anni), di benedetta memoria, caduto il 7 ottobre e da allora preso in ostaggio». Per oltre un anno, Orna e Ronen, genitori di Omer, hanno viaggiato in tutto il mondo per chiedere la liberazione di tutti gli ostaggi in mano a Hamas, sperando di poter riabbracciare il loro figlio, che aveva lasciato gli Stati Uniti a 18 anni per servire nell’esercito israeliano.
A luglio, i Neutra hanno parlato dal palco della Convention repubblicana a Milwaukee, lanciando un appello urgente e bipartisan: «Riportate a casa gli ostaggi». Il pubblico, tra cui sedeva l’ex presidente Donald Trump, aveva risposto con il coro: «Bring them home, now». La famiglia ha incontrato anche rappresentanti dell’amministrazione di Joe Biden, apprezzandone l’impegno.
Durante questi 423 giorni di lotta e speranza, Orna e Ronen hanno celebrato in solitudine due compleanni del figlio, senza mai ricevere notizie certe sul suo destino. Sapevano solo che era stato rapito dal suo carro armato, colpito dai lanciarazzi di Hamas nei pressi del kibbutz Nir Oz. Oltre a Omer, i terroristi palestinesi avevano preso anche i corpi degli altri tre soldati che si trovavano nel carro, lasciato in fiamme e diventato uno dei simboli della disfatta del 7 ottobre.
Ora è arrivata la notizia più tragica: anche Omer non è più in vita. L’esercito israeliano lo ha confermato dopo un’indagine approfondita. Fino a ieri, però, Orna e Ronen speravano in un esito diverso.
Da New York si erano mobilitati per partecipare a una manifestazione organizzata dopo la recente diffusione del video di uno degli ostaggi: Idan Alexander, cittadino americano e israeliano come Omer. Vedendo le immagini di Idan dalla prigionia, i Neutra avevano sottolineato l’urgenza di un accordo per la liberazione di tutti i 101 rapiti. «Cogliete il momento, lavorate insieme, prima di gennaio. Questo può essere un’opportunità che ci unisce tutti» avevano detto, rivolgendosi sia a Trump che a Biden. «Le condizioni in Libano sono cambiate, tutti gli occhi sono ora puntati su Gaza. Il popolo di Israele aspetta. È tempo di riportarli indietro. Omer e Idan sono cresciuti qui, hanno fatto una scelta sionista, lasciato tutto e dato tutto al paese che amano. Meritano di tornare a casa».
Dei 101 ostaggi a Gaza, oltre 30 sono stati ufficialmente riconosciuti da Israele come deceduti. Secondo alcuni media internazionali, i rapiti in vita sarebbero circa 50.
Alla manifestazione di New York, al fianco dei Neutra era presente il padre di Idan, Adi Alexander. «Le sue parole nel video mi tormentano: “Ogni giorno qui sembra un’eternità”. Nessun padre dovrebbe mai sentire il proprio figlio implorare per la propria vita in questo modo», ha dichiarato Alexander, auspicando un’intesa il prima possibile e chiedendo aiuto a Washington. «Mi trovo qui dopo aver visto mio figlio vivo per la prima volta in oltre un anno. Ci ha dato un barlume di speranza, ma ha anche riacceso l’urgenza della nostra richiesta: il tempo sta finendo».