M.O. – Caos Siria, opportunità e rischi per Israele

Gli sviluppi in Siria, con i ribelli jihadisti filoturchi che hanno preso il controllo della città di Aleppo otto anni dopo la sua riconquista da parte dell’esercito siriano, stanno destando preoccupazione in Israele. Il regime di Bashar al-Assad, sostenuto da Iran, Russia e Hezbollah, appare sempre più debole nel nord, e il consolidamento di forze jihadiste sunnite vicino al confine israeliano rappresenta un rischio crescente per lo stato ebraico. Il premier Benjamin Netanyahu ha convocato una riunione straordinaria per discutere l’impatto di questi eventi: le autorità di sicurezza temono che armi pericolose – come quelle chimiche già usate da Assad in passato – cadano nelle mani dei ribelli. Anche l’aiuto di Teheran ad Assad è sotto osservazione. «Stiamo seguendo da vicino ciò che sta accadendo in Siria, abbiamo visto che il regime iraniano sta inviando rinforzi. Lavoreremo per impedire il contrabbando di armi verso il Libano e Hezbollah attraverso il territorio siriano», ha dichiarato il portavoce dell’esercito Daniel Hagari in un’intervista a Sky News.
L’attacco su Aleppo è stato guidato da Hayat Tahrir al-Sham (HTS), evoluzione di Jabhat al-Nusra, precedentemente affiliato ad al-Qaeda in Siria. A differenza dell’inizio della guerra civile nel 2011, quando il movimento ribelle era rappresentato dall’Esercito siriano libero, con posizioni anche laiche, oggi il conflitto vede protagoniste fazioni jihadiste. «Non è lo Stato Islamico, ma non è nemmeno così diverso,» spiega all’emittente N12 Carmit Valensi, ricercatrice senior dell’Istituto per gli Studi sulla Sicurezza Nazionale (INSS). «I prossimi giorni saranno cruciali per comprendere la portata di questo evento» aggiunge Valensi. «Se i ribelli jihadisti riusciranno a conquistare il potere in Siria, la loro ostilità verso Israele non sarà inferiore a quella di Assad e soprattutto degli iraniani che lo sostengono. Ma se nella rivolta la corrente più moderata riuscirà a integrarsi, prendere il controllo e tradurre i successi militari di Hayat Tahrir al-Sham in un cambiamento politico significativo, allora per noi potrebbe essere una notizia positiva».
L’emittente Kan ha raggiunto alcune delle voci più moderate di chi ad Aleppo e Idlib guida l’avanzata anti-Assad. «Ci accusano di collaborare con voi [Israele] perché siamo stati molto contenti quando avete attaccato Hezbollah e siamo felici che abbiate avuto successo», ha affermato un residente di Idlib alla radio israeliana. Secondo lui, molti siriani non considerano Israele un nemico «perché non è ostile verso chi non lo è nei suoi confronti. Non vi odiamo. Anzi». Kan ha raccolto un’altra testimonianza simile. «Il popolo siriano non era così felice da molto tempo. È la prima volta che proviamo un senso di gioia e vittoria, e con l’aiuto di Allah ci libereremo di Bashar al-Assad e dell’Iran», ha affermato un residente dell’area di Aleppo. «Forse non vi piacciamo e non ci volete liberi, ma noi vogliamo liberare il nostro paese. Non abbiamo problemi con nessuno stato vicino, con nessuno. Abbiamo solo un problema con l’Iran e il regime, questi criminali assassini».
Per Israel Shammai, analista del sito Makkor Rishon, la posizione d’Israele sul conflitto in corso in Siria ricorda quella di Menachem Begin sulla guerra tra Iran e Iraq del 1988. Quando gli fu chiesto per chi parteggiasse, Begin rispose: «Auguro successo a entrambe le parti».
Per Shammai in questa fase il conflitto interno in Siria sta giocando a favore di Gerusalemme. Tsahal continuerà a colpire i convogli di munizioni ed equipaggiamenti che l’Iran trasferisce a Hezbollah attraverso il corridoio siriano. «Le guerre interne renderanno molto difficile per Assad aprire un fronte contro Israele», scrive Shammai. Tuttavia, nel lungo termine, le organizzazioni islamiste più radicali, sottolinea l’analista, «possono rappresentare un pericolo maggiore del presidente siriano, nonostante i suoi ben noti difetti. Quindi, dopo aver augurato successo a entrambe le parti, speriamo che non siano proprio questi ribelli a uscirne vincitori».

d.r.