ISRAELE – Il portavoce dell’Idf nella bufera
Dal 7 ottobre 2023 l’ammiraglio Daniel Hagari è diventato il volto delle Forze di difesa israeliane (Idf). Portavoce di Tsahal, Hagari ha gestito la comunicazione dell’esercito sulla guerra a Gaza e in Libano, aggiornando la stampa locale e internazionale sull’avanzamento delle operazioni militari, sui risultati nei diversi fronti, parlando degli errori e rispondendo alle critiche. Ora le sue parole sono diventate un caso nazionale. Hagari ha definito «molto pericolosa» una proposta di legge che concede l’immunità penale ai soldati che condividono, senza l’autorizzazione dei loro superiori, informazioni classificate con il primo ministro o il ministro della difesa. Il provvedimento crea così uno scudo per un comportamento fino ad ora sanzionato dalla legge.
L’intervento di Hagari è stato giudicato inappropriato sia dai vertici politici che militari: è stato rimproverato dal capo di stato maggiore dell’Idf, Herzi Halevi, e dal ministro della Difesa Israel Katz, che ha promesso misure disciplinari. Anche il premier Benjamin Netanyahu ha criticato il portavoce di Tshal, sottolineando che l’esercito non dovrebbe interferire nei processi politici. A difendere Hagari è stato l’ex capo delle forze armate e oggi leader dell’opposizione Benny Gantz, riconoscendo l’errore dell’ammiraglio, ma lodandone l’integrità e la dedizione. Hagari ha poi ammesso di aver oltrepassato i suoi limiti e ha chiesto scusa per le dichiarazioni.
La proposta di legge in questione è legata alle accuse contro Eli Feldstein (e per questo i media locali la chiamano legge Feldstein), portavoce dell’ufficio del premier Netanyahu e riservista. Attualmente in stato di fermo, Feldstein è accusato di aver consegnato informazioni militari riservate al giornale tedesco Bild con l’obiettivo di influenzare l’opinione pubblica contro un accordo per una tregua a Gaza in cambio della liberazione degli ostaggi. Secondo l’accusa in questo modo il riservista avrebbe messo a rischio la sicurezza nazionale. Netanyahu ha dichiarato di aver saputo della fuga di notizie dai media. Secondo l’emittente Kan, Fedelstein avrebbe invece dichiarato, durante gli interrogatori, di aver messo al corrente il primo ministro prima della pubblicazione delle soffiate da parte della Bild.
Intanto sulla legge Feldstein, passata in prima lettura (ne servono altre due per l’approvazione definitiva), si è acceso un dibattito in Israele.
Secondo i critici il provvedimento rischia di compromettere la catena di comando e politicizzare l’esercito. In particolare, spiega il corrispondente militare di Kan Itay Blumenthal, la norma apre alla possibilità che «qualsiasi soldato di basso rango trasmetta informazioni classificate al primo ministro senza controllo né supervisione». In questo modo si rischia, aggiunge Blumenthal, che «il premier e i vertici politici prendano decisioni errate basate su documenti parziali arrivati sulle loro scrivanie per interessi personali o considerazioni politiche di singoli soldati».