ISRAELE – Recuperata la salma di un ostaggio
«Itay, un amico nel buio della prigionia»

«Caro Itay durante la nostra permanenza in prigionia abbiamo immaginato migliaia di scenari del nostro ritorno insieme in Israele. Di come, una volta finito tutto, ci saremmo incontrati per un caffè e avremmo riso di quello che abbiamo passato. Mai, nemmeno per un istante, abbiamo pensato che saresti tornato così in Israele». È l’addio firmato da Noa Argamani a Itay Svirsky, la cui salma è stata recuperata ieri a Gaza dai soldati di Tsahal. Per diverse settimane i due, rapiti dai terroristi palestinesi il 7 ottobre 2023, hanno condiviso la prigionia insieme a un altro ostaggio, Yossi Sharabi. Poi le loro strade si sono divise. Secondo le ricostruzioni dell’esercito, Sharabi è rimasto ucciso in un bombardamento israeliano a gennaio, poco dopo Hamas ha giustiziato Svirsky, mentre Argamani è stata trasferita insieme ad altri ostaggi.
Per la giovane, liberata a giugno dalle forze di sicurezza in un’operazione nel centro di Gaza, Svirsky è stato un aiuto importante durante la prigionia. «Sei stato un amico, un fratello maggiore in quel luogo buio. Mi hai insegnato tante cose, lezioni preziose che porterò con me ovunque andrò», ha commentato sui social Argamani. «Grazie per ogni singolo momento».
Ora nella Striscia di Gaza rimangono ancora 100 ostaggi. Oltre 30, secondo Israele, non sono più in vita. Per diverse testate internazionali, i rapiti deceduti sarebbero almeno 50. «Il cuore si spezza per il grave lutto della famiglia Svirsky, che ha perso anche i genitori di Itay, Orit e Rafi di benedetta memoria, uccisi nell’attacco mortale di Hamas. Ieri ho incontrato il personale dello Shin Bet e vorrei esprimere un profondo apprezzamento a loro e all’esercito, per la loro coraggiosa operazione di recupero del corpo di Itay», ha affermato il primo ministro Benjamin Netanyahu. «Continueremo ad agire con determinazione e senza sosta per restituire tutti i nostri ostaggi, vivi e morti», ha aggiunto.
Sul fronte dei negoziati su Gaza, il Qatar avrebbe ripreso il proprio ruolo di mediatore tra Israele e Hamas su pressione del presidente eletto Usa Donald Trump. Quest’ultimo vorrebbe fosse firmato un accordo prima del suo insediamento il 20 gennaio. Per questo il suo inviato per il Medio Oriente, Steve Witkoff, ha iniziato a preparare il terreno, recandosi a Doha e Gerusalemme.
Il team del presidente Joe Biden è a conoscenza dell’iniziativa di Witkoff, riporta l’agenzia Reuters, ma non li considera ancora parte delle trattative. Per Biden è ancora la sua amministrazione ad avere in mano la gestione dei negoziati. Una proposta egiziana è al momento al vaglio delle parti. L’unico accordo raggiunto al momento risale al novembre 2023 e ha portato alla liberazione di 109 ostaggi.