GERMANIA – Diekmann: alla Bild dalla parte di Israele “per contratto”
Kai Diekmann è stato caporedattore della Bild dal 2001 al 2015. Il tabloid tedesco, noto per l’utilizzo di immagini di grande formato (Bild in tedesco significa “immagine”) e soprattutto per i reportage su scandali politici e sociali. È il quotidiano più letto in Germania e uno dei più diffusi nel resto del mondo, ed è alla Bild che a settembre sono stati fatti arrivare i documenti riservati sulle priorità e le tattiche di Hamas nei negoziati con gli ostaggi che hanno portato a uno scandalo per cui Eli Feldstein, collaboratore di Benjamin Netanyahu, è stato incriminato dalla procura israeliana. In una intervista pubblicata dal Times of Israel, Diekmann ricorda come già da studente era interessato alla responsabilità nei confronti di Israele di cui la Germania deve farsi carico: «Il più grande editore di giornali in Europa, Axel Springer, controlla anche la Bild e ha preteso dai suoi giornalisti una presa di posizione chiara a favore dello Stato di Israele. Personalmente non credo nella colpa collettiva, ma nella responsabilità collettiva sì». Springer stesso, che aveva lavorato per un giornale che diffondeva propaganda nazista, considerava fosse anche sua personale responsabilità difendere il diritto all’esistenza di Israele e ha fatto tutto ciò che era in suo potere per garantire che la sua azienda non avrebbe permesso accadesse qualcosa di simile alla Shoah. Aggiunge Diekmann: «I giornali sono istituzioni che decidono quali sono le proprie linee guida e quelle che devono essere sostenute dai propri giornalisti. Questo non significa che la Bild non possa criticare il governo Netanyahu. C’è molto da criticare. (…) L’accordo riguarda i principi fondamenti, e il diritto di Israele a esistere è fondamentale». Non si tratta dell’unica clausola presente nel contratto dei giornalisti, segnala Diekmann, dopo l’11 settembre, è stata aggiunta una clausola di solidarietà con gli Stati Uniti ma, aggiunge: «Questo non significa che la Bild non critichi ciò che sta facendo l’amministrazione Biden e ciò che farà l’amministrazione Trump. I principi che ho sottoscritto con passione non mi hanno mai impedito di fare ciò che voglio dal punto di vista giornalistico». Diekmann spiega poi che anche che altri media tedeschi, come la Taz [Die Tageszeitung], la Frankfurter Allgemeine, la Süddeutsche Zeitung hanno posizioni chiare, la differenza è che alla Bild si tratta di qualcosa che è stato messo nero su bianco. Dopo il 7 ottobre non si aspettava che i media internazionali ribaltassero così rapidamente le carte in tavola: «Purtroppo Israele sta perdendo la guerra della propaganda. Ed è per questo che, a mio avviso, è ancora più importante mantenere la nostra solidarietà con Israele». E ora che la Bild sta facendo notizia anche in Israele per la pubblicazione di un documento riservato su Hamas e sugli ostaggi ribadisce: «Il mestiere di giornalista è il mestiere delle indiscrezioni. (…) Pubblicare informazioni dei servizi segreti e documenti interni del governo è parte del lavoro di un giornalista. Sappiamo che prima o poi tocca sporcarsi le mani».