ISRAELE – Sa’ar: «Impedire un 7 ottobre dalla Siria»
Con la caduta del regime di Bashar Assad l’accordo di disimpegno siglato nel 1974 da Israele e Siria «è crollato». Per questo, 50 anni dopo quell’intesa, le forze di sicurezza israeliane hanno preso il controllo della zona cuscinetto del Golan siriano. Una misura temporanea, sottolineano esercito e governo israeliano, per garantire la sicurezza dei propri cittadini. «Non permetteremo a nessuna forza ostile di stabilirsi sul nostro confine», ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Una minaccia concreta, ha aggiunto il suo ministro degli Esteri Gideon Sa’ar. «Durante il fine settimana uomini armati si sono infiltrati nell’area vicino al confine. È stata una violazione dell’accordo del 1974. Questi infiltrati hanno anche attaccato le postazioni delle forze di interposizione dell’Onu, che si trovano nell’area», ha spiegato Sa’ar. L’obiettivo principale d’Israele ora, ha aggiunto il ministro, è «impedire uno scenario simile a quello del 7 ottobre» con terroristi che si infiltrano dalla Siria.
Si tratta di uno degli sviluppi potenzialmente negativi della caduta del regime di Assad, per lo più giudicato positivamente da Gerusalemme. Come spiegato da Sa’ar, la sconfitta del dittatore siriano rappresenta una sconfitta per il suo principale sostenitore, il regime di Teheran. «Ora l’occupazione iraniana della Siria è finita. Assad si è a lungo affidato a forze straniere e non al sostegno del suo stesso popolo» per guidare il paese, ha ricordato il capo della diplomazia israeliana. «Pertanto, la fine del suo governo non deve sorprendere». Fuggito Assad, i siriani si sono liberati del controllo iraniano e anche il Libano merita lo stesso esito. «L’Iran pensava di poter controllare l’intera regione. Questa aspirazione si è schiantata sugli scogli della realtà», ha dichiarato Sa’ar.
Gerusalemme, come tutti, attende di vedere cosa sarà la nuova Siria in mano ai ribelli jihadisti sostenuti dalla Turchia. Nel mentre Israele non rimane solo a guardare. «Abbiamo attaccato i depositi di armi chimiche, di missili a lungo raggio e di razzi in modo che non cadano nelle mani degli estremisti», ha spiegato Sa’ar. Il suo collega di governo, il ministro della Difesa Israel Katz ha nel frattempo ordinato all’esercito di creare una «zona di sicurezza priva di armi pesanti e di infrastrutture terroristiche» nel sud della Siria, anche al di là della zona cuscinetto.
Al momento il leader dei ribelli Abu Muhammad al-Jolani si è presentato come una forza dialogante, ma a Gerusalemme regna lo scetticismo. Per Sa’ar si tratta sempre di una figura guidata «dall’ideologia estremista dell’Islam radicale».
Gerusalemme e il dialogo con i ribelli
Secondo l’analista Ksenia Svetlova Gerusalemme dovrebbe aprire comunque un canale di dialogo con i ribelli. «Al momento stanno contestando Hamas per i suoi legami con l’Iran», sottolinea Svetlova sul sito israeliano Zman. «Ma in Medio Oriente le cose possono cambiare rapidamente». Israele dovrebbe quindi parlare ora con al-Jolani e i suoi «con l’obiettivo di stabilizzare l’area e forse anche di cooperare per affrontare i resti della presenza iraniana, l’ISIS e altre minacce».
Per Ronen Bergman, analista militare di Yedioth Ahronoth, Israele dovrebbe trarre un’altra lezione da quanto accaduto in Siria. «L’attacco dei ribelli e il loro sorprendente successo non erano stati previsti dall’intelligence israeliana», scrive Bergman. «Dal momento in cui l’attacco ha avuto inizio, Israele non ha avuto alcuna possibilità di influenzarne l’esito. Queste lezioni dovrebbero fungere da umile promemoria per qualsiasi riflessione israeliana che ambisca a intervenire, seppur indirettamente, nel destino dei regimi, anche lontani e in condizioni incerte». Un riferimento all’Iran, oggi molto indebolito, ma comunque pericoloso, spiega il giornalista.
Un esempio è l’odierno attacco compiuto dai ribelli Huthi, sostenuti dall’Iran, contro il centro d’Israele. Un drone sparato dallo Yemen è esploso contro un appartamento a Yavne, cittadina a sud di Tel Aviv. «Per fortuna non ero a casa e nessuno si è fatto male», ha dichiarato ai media il proprietario dell’appartamento. «Un vero miracolo».
d.r.