ISRAELE – Netanyahu in tribunale
Benjamin Netanyahu è comparso martedì presso il Tribunale Distrettuale di Tel Aviv per iniziare la sua testimonianza nel processo per corruzione che lo vede imputato. È la prima volta che un primo ministro d’Israele in carica testimonia nel proprio processo penale. Netanyahu è imputato per tre casi (indicati come caso 1000, 2000 e 4000) con accuse di corruzione, frode e abuso di fiducia. La sua testimonianza, che dovrebbe andare avanti a ritmo di tre giorni alla settimana per almeno due mesi, rappresenta una fase cruciale del processo.
Netanyahu, accompagnato in tribunale da ministri del governo e del suo partito, ha esordito affermando di aver atteso «otto anni per dire la verità, la verità come la ricordo io». E ha negato di voler ritardare il processo: «Voglio testimoniare». Il premier ha anche accusato i magistrati inquirenti di aver messo in piedi una caccia alle streghe nei suoi confronti e di essere motivati politicamente. «Se avessi avuto opinioni di sinistra, non sarei mai stato sospettato di reati penali o incriminato» ha sostenuto il leader del Likud.
In aula Netanyahu sta cercando di difendersi non solo dalle accuse penali, sottolineano i media israeliani, ma anche di rafforzare la propria immagine politica come leader indispensabile per Israele. Per questo nella sua prima testimonianza si è soffermato a lungo sulla sua dedizione al paese e le difficoltà che affronta come primo ministro in un momento critico per lo stato ebraico, impegnato su più fronti.
I tre procedimenti
In merito alle accuse, nel caso 1000 il primo ministro e e sua moglie Sara. I coniugi avrebbero ricevuto regali costosi (stimati in circa 700.000 shekel) dal produttore di Hollywood Arnon Milchan in cambio di favori, tra cui il rinnovo del visto negli Usa di Milchan e l’assistenza per alcuni suoi problemi fiscali.
Nel caso 2000 Netanyahu avrebbe negoziato un accordo con l’editore del quotidiano Yedioth Ahronoth, Arnon Mozes, per ottenere una copertura mediatica favorevole in cambio di leggi che avrebbero indebolito il quotidiano concorrente Israel Hayom.
Nel caso 4000 infine il premier avrebbe approvato decisioni regolatorie favorevoli alla società di telecomunicazioni Bezeq (portando benefici economici di centinaia di milioni di shekel) in cambio di una copertura mediatica positiva sul sito di notizie Walla, controllato dallo stesso azionista di Bezeq, Shaul Elovitch.
Netanyahu ha respinto ogni addebito, si è lamentato di aver ricevuto «pessime coperture mediatiche» in questi anni e aggiunto di «non voler il controllo dell’informazione, ma maggiore diversità di opinioni».