M.O. – Israele e drusi osservano nuovo governo siriano
Per questo inverno tutto il Monte Hermon, anche l’area siriana, rimarrà sotto controllo israeliano. «Il mantenimento della vetta dell’Hermon riveste un’enorme importanza per la sicurezza» dello stato ebraico, ha dichiarato il ministro della Difesa Israel Katz, dando l’ordine a militari di prepararsi a rimanere per i prossimi mesi in cima al versante siriano del monte situato nel nord est d’Israele.
Con la caduta del regime di Bashar Assad, il governo israeliano ha subito adottato alcune contromisure per la propria sicurezza. L’esercito ha preso il controllo del Golan siriano e dell’area cuscinetto figlia dell’accordo del 1974 tra Damasco e Gerusalemme. Un’azione compiuta per timore di infiltrazioni terroristiche da oltre confine. Il governo del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha chiarito che si tratta di un’iniziativa temporanea. Prima di procedere con il ritiro dovranno essere chiare le intenzioni del nuovo esecutivo siriano, controllato dal gruppo jihadista Hts.
Anche la comunità drusa guarda con attenzione agli sviluppi a Damasco. Divisi tra Siria, Israele e Libano, alcuni drusi temono il radicalismo di Hts. Lo testimonia una riunione di residenti del villaggio druso di Hader, nel Golan siriano, vicino al confine con Israele. Durante l’incontro, di cui è stato diffuso un video, uno degli intervenuti ha chiesto l’annessione del villaggio a Israele, descrivendola come «il male minore» di fronte alla minaccia delle forze islamiste. «Chi proteggerà il nostro onore: staremo con lui», si sente dire all’uomo con riferimento a Israele. I nuovi governanti a Damasco invece «potrebbero prendere le nostre mogli e le nostre figlie, le nostre case».
Non tutta la comunità drusa condivide questi timori: alcuni rappresentanti hanno già mostrato apertura verso il nuovo governo del premier Mohammad al-Bashir. Ma quanto accaduto a Hadar è un esempio della grande incertezza che si respira nell’area dopo la cacciata di Assad.
C’è incertezza anche sulle future azioni del regime di Teheran. Indebolito dal crollo della dittatura siriana, sostenuta per decenni economicamente e militarmente, l’Iran potrebbe ora accelerare la corsa verso la bomba atomica. Un’eventualità che sia Israele sia il presidente eletto Donald Trump vogliono evitare. Secondo il Wall Street Journal, Trump, in carica dal 20 gennaio, sta valutando una possibile azione militare per frenare le ambizioni nucleari degli ayatollah. Sul tavolo della futura amministrazione Usa, scrive il quotidiano americano, ci sarebbero diverse opzioni, tra cui un attacco preventivo a guida americana o il sostegno a operazioni israeliane volte a colpire gli impianti nucleari di Natanz, Fordow e Isfahan.