UCEI/3 – La testimonianza di Ella Mor: «Mi do forza per i bambini»

«Non posso tornare alla mia vita finché tutti gli ostaggi non saranno liberati. È un processo di guarigione per me e per Israele». Dal 7 ottobre Ella Mor, zia di Abigail, Michael e Amalia, è impegnata a testimoniare in tutto il mondo la tragedia vissuta dalla sua famiglia e da chi ha visto i propri cari uccisi o rapiti da Hamas.
Ospite del Consiglio Ucei insieme al figlio Noah, Mor ha raccontato il dramma dei nipoti nel kibbutz Kfar Aza. I genitori di Michael e Amalia sono stati assassinati dai terroristi davanti ai loro occhi. La sorellina più piccola, Abigail, era fuggita verso la casa della sua migliore amica. «Così i terroristi l’hanno presa e tenuta ostaggio per 51 giorni». Poi è arrivato l’accordo e la piccola è stata rilasciata. «Abbiamo tirato un sospiro di sollievo, ma la battaglia non è finita».
Oggi, spiega Mor a Pagine Ebraiche, i bambini cercano di recuperare la loro serenità. «È un processo molto molto lento. In famiglia non si fanno domande. Cerchiamo di essere di supporto in ogni momento e hanno tutta l’assistenza necessaria». Rimane però un vuoto gigantesco, di cui è difficile parlare. «Quando penso a loro e agli ostaggi, mi sento impotente. L’unica cosa che mi dà conforto è continuare a raccontare. Cerco di farmi forza per essere d’esempio, anche per i miei figli». Per questo, aggiunge, quando può gira l’Europa per portare la propria testimonianza. «Cerco di ricordare al mondo che ci sono ancora 100 persone in mano a Hamas». L’attesa è per un nuovo accordo che li riporti a casa. Secondo il ministro della Difesa Israel Katz, l’intesa «è più vicino che mai». Mor è tra coloro che sperano. «Nessuno di noi vuole vendetta, vogliamo solo riabbracciare i nostri cari. Vogliamo una vita normale».
In Italia la sua impressione è di un’atmosfera più solidale verso Israele rispetto ad altri paesi. «In Francia ho percepito l’antisemitismo e l’ostilità verso Israele. Qui a Roma invece ci sono stati molti abbraccia e grande solidarietà. Forse sono stata fortunata, ma questa è la mia impressione»

d.r.