7 OTTOBRE – Il famigliare di un rapito parla all’Onu
Sono passati 439 giorni dalle stragi di Hamas del 7 ottobre. 439 giorni in cui cento ostaggi sono rimasti nelle mani dei terroristi palestinesi. Per la prima volta dall’inizio del conflitto oggi il Consiglio di sicurezza dell’Onu ascolterà la testimonianza di un parente dei rapiti. Dopo molte mediazioni, l’ambasciata israeliana all’Onu è riuscita ad organizzare l’intervento davanti all’organo delle Nazioni Unite di Michael Levy, fratello di Or Levy, rapito dal festival musicale Nova il 7 ottobre. Michael racconterà come da 439 giorni aspetta il ritorno a casa del fratello. Spiegherà ai presenti le difficoltà di prendersi cura da oltre un anno del nipote Almog, di soli 3 anni. Un bambino rimasto orfano il 7 ottobre della madre Einav, uccisa dai terroristi, e privato del padre, prigioniero da qualche parte a Gaza. «Ora c’è l’opportunità di far accadere qualcosa, e il loro silenzio urla», ha commentato ai media israeliani Michael, alla vigilia della sua testimonianza. L’incontro odierno è stato possibile, ha aggiunto, grazie alla mediazione degli Stati Uniti, che detengono attualmente la presidenza di turno del Consiglio. Stati Uniti da cui filtra ottimismo per il raggiungimento di un accordo tra Israele e Hamas. «Non sono favorevole a un accordo parziale, e non c’entra mio fratello. Anche se dovesse essere rilasciato per primo, è ora di riportare tutti a casa. Se continuano ad aspettare non ci sarà nessuno da liberare», ha commentato Michael.
Un’intesa parziale, secondo la stampa israeliana e internazionale, sarebbe imminente. La formulazione dell’accordo sarebbe in tre fasi. Nella prima, Tsahal si ritirerà dai centri urbani, mentre rimarrà parzialmente nei corridoi di Netzarim e Filadelfi, mentre donne e bambini saranno autorizzati a tornare nel nord della Striscia di Gaza. Questa fase dovrebbe durare tra i 45 e i 60 giorni e Hamas dovrebbe liberare in questo frangente 30 ostaggi, sia vivi sia deceduti (secondo fonti israeliane, almeno 34 dei 100 ostaggi non sono più in vita). Israele invece dovrebbe rilasciare dalle sue carceri decine di detenuti palestinesi, tra cui anche dei condannati all’ergastolo. Secondo fonti dell’emittente Kan, i pregiudicati considerati più pericolosi non potranno tornare nei territori palestinesi, ma dovranno accettare il confino in Turchia, in Qatar o in un altro paese islamico (si parla anche dell’Iran). Questa opzione, prosegue l’emittente, potrebbe coinvolgere Marwan Barghuti, leader del movimento Fatah condannato dai giudici israeliani a cinque ergastoli.
Nella seconda fase dell’intesa, gli ostaggi rimanenti verrebbero liberati e Tsahal completerebbe il suo ritiro da Gaza. La terza fase sarebbe un cessate il fuoco permanente con la fine della guerra.