ISRAELE – Sondaggio rivela nuovo senso di appartenenza della minoranza araba
Un nuovo sondaggio dell’Università di Tel Aviv rivela un dato imprevisto: il 57,8% degli arabi israeliani – musulmani, drusi e cristiani inclusi – ritiene che la guerra in corso abbia contribuito a creare un «senso di condivisione del destino» con la comunità ebraica. Il risultato, parte di un’indagine del Centro Moshe Dayan, segna un importante cambiamento rispetto al passato. Nel giugno 2024, il 51,6% degli intervistati esprimeva un’opinione simile, mentre a novembre 2023, subito dopo gli attacchi del 7 ottobre, il 69,8% riteneva che la guerra avesse danneggiato la solidarietà tra le due comunità.
La guerra a Gaza sembra aver stimolato una nuova riflessione sulla soluzione al conflitto israelo-palestinese. Quasi la metà degli arabi israeliani (49,7%) oggi considera la soluzione dei due Stati, basata sui confini del 1967, l’opzione più realistica, in netto aumento rispetto al 17,2% del 2023. Parallelamente, diminuisce il pessimismo: solo il 27,1% crede che non ci siano soluzioni politiche in vista, contro il 55,6% dello scorso anno.
«Prima degli eventi di ottobre 2023, la maggioranza degli arabi israeliani riteneva che non ci fosse alcuna soluzione politica praticabile,» afferma il rapporto. «Oggi, la prospettiva dei due Stati è vista come l’alternativa più realistica».
La criminalità prima preoccupazione
Nonostante il rinnovato interesse per le questioni politiche, è la violenza criminale a dominare le preoccupazioni della comunità araba israeliana. Il 66,5% degli intervistati la identifica come la sfida più urgente, superando altre priorità come il conflitto israelo-palestinese (10,9%) o la povertà (4,9%). «La crescente violenza, alimentata da decenni di negligenza governativa e dal proliferare di gruppi criminali organizzati, ha lasciato molte comunità arabe in una situazione di insicurezza», denunciano gli autori dell’indagine. Il 65,8% degli intervistati dichiara di sentirsi poco sicuro nella propria vita quotidiana.
Sentirsi israeliani
Sul piano identitario, l’appartenenza alla cittadinanza israeliana si consolida: il 33,9% degli arabi israeliani la indica come componente dominante della propria identità, seguita dall’affiliazione religiosa (29,2%) e dall’identità araba (26,9%). Solo il 9% considera l’identità palestinese il fulcro della propria appartenenza.
L’inclusione di partiti arabi nel governo israeliano gode oggi di un ampio sostegno: il 71,8% degli intervistati è favorevole a questa opzione, e quasi la metà (47,8%) sostiene la partecipazione politica dei partiti arabi a prescindere dall’orientamento della coalizione. Il cambiamento è attribuito all’esperienza del partito Ra’am, che ha sostenuto la coalizione Bennett-Lapid del 2021, stabilendo un precedente per la politica araba israeliana.
No a Hamas
Sul piano regionale, oltre la metà degli arabi israeliani (53,4%) vede un accordo di normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita come un’opportunità positiva, anche senza una risoluzione preliminare del conflitto con i palestinesi. Solo una minoranza (6,7%) sostiene che Hamas debba continuare a governare Gaza, mentre altre opzioni – tra cui il coinvolgimento dell’Autorità Palestinese o di entità multinazionali – raccolgono molto consenso.
Per Arik Rudnitzky, responsabile della ricerca, «gli arabi israeliani stanno inviando un messaggio chiaro alle autorità e alla maggioranza ebraica. Sono pronti a collaborare per ricostruire la società israeliana finita questa guerra».
d.r.
(Nell’immagine, l’ingresso della moschea El Jazzar ad Acri, città nel nord d’Israele)