Cristoforo Colombo: genovese, spagnolo o ebreo?

Cristoforo Colombo era un ebreo sefardita nato in Spagna e non un italiano di Genova. La notizia è piombata sul mondo il 12 ottobre, giorno in cui in Spagna e negli Stati Uniti si festeggia la scoperta del Nuovo Mondo, strappando titoli e opinioni incendiarie. L’Italia si è affrettata a rivendicarsi terra patria dell’esploratore. In Spagna i dubbi si sono sprecati. Negli Stati Uniti, dove la figura di Colombo è da anni al centro di polemiche che l’anno elettorale ha reso incandescenti, sull’ipotesi si sono versati fiumi d’inchiostro. E mentre la comunità scientifica invita alla cautela, per ora l’unica certezza è che mezzo secolo dopo il navigatore continua a far parlare di sé.
Le voci sulle origini ebraiche di Colombo si rincorrono da anni. La risposta definitiva sembra però arrivare da un’indagine genetica presentata dal documentario prodotto dal canale televisivo nazionale spagnolo RTVE Colón ADN: Su verdadero origen (Il dna di Colombo. Le sue vere origini). Il film ricostruisce una ricerca lunga vent’anni che, a partire dai presunti resti di Colombo, di suo fratello Diego e del figlio Fernando, aprirebbe una nuova prospettiva.
Protagonista della contestata scoperta, il professor José Antonio Lorente, docente di Medicina legale e forense all’Università di Granada secondo cui sia il cromosoma Y trasmesso lungo la linea paterna sia il Dna mitocondriale che si eredita solo dalla madre «contengono tratti compatibili con origini ebraiche». Dopo aver analizzato 25 possibili origini lavorando con altrettanti laboratori in diversi paesi, il professor Lorente ha ricondotto il profilo genetico di Cristoforo Colombo alla regione del Mediterraneo occidentale e a Sefarad, il nome ebraico della penisola iberica. Se Colombo era ebreo, la teoria secondo cui era genovese entrerebbe in crisi. «Se non c’erano ebrei a Genova nel XV secolo, la probabilità che fosse originario di lì è minima. Né c’era una grande presenza ebraica nel resto della penisola italiana, il che rende le cose molto precarie». A corroborare l’ipotesi, secondo Lorente, il fatto che nessuno degli scritti di Colombo reca tracce d’italiano.
Se così fosse, un’intera pagina di storia andrebbe riscritta. Nello stesso anno in cui Cristoforo Colombo faceva rotta verso il Nuovo Mondo, i sovrani cattolici Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona decretavano l’espulsione degli ebrei o la conversione forzata. A gettare le basi del ricchissimo impero coloniale spagnolo potrebbe dunque stato proprio un membro della comunità così a lungo perseguitata nei territori della Corona spagnola – un ebreo forse appartenente a una delle tante famiglie convertite.
Interpellato da Pagine Ebraiche, il professor Lorente si è trincerato dietro una nota ufficiale. A breve, ha comunicato, si terrà una presentazione alla stampa. «Fino a quel momento, i ricercatori non faranno alcuna dichiarazione riguardo a nessuno degli aspetti relativi a questa ricerca né parteciperanno a nessuna attività legata a questo tema». La ragione, scrive, «è che si stanno ancora analizzando dati recenti molto importanti che, pur non influendo sul contenuto del film, hanno rilevanza scientifica per esperti e storici. Pertanto, devono essere presentati in modo definitivo e congiunto in un contesto accademico». A quel punto, conclude, «i risultati completi saranno pubblicati su una rivista scientifica internazionale». È un esplicito appello alla comunità scientifica, che all’indomani del documentario non ha lesinato le critiche. Divulgare una scoperta in tv senza averla prima pubblicata su una rivista specializzata, dopo la revisione di esperti indipendenti, non è una prassi accettata. Alle condizioni attuali, ha spiegato a El País Antonio Alonso, genetista e già direttore dell’Istituto di tossicologia e scienze forensi spagnolo, le conclusioni di Lorente sono impossibili da valutare perché il film «non mostra il dna di Colombo e come scienziati non sappiamo come sono state eseguite le analisi». Oltre alle questioni di metodo, quelle di merito. La principale riguarda la qualità del campione di dna, nota Enrico Bucci, professore aggiunto di Biologia molecolare al CST di Philadelphia su Il Foglio. «I resti attribuiti a Cristoforo Colombo e ai suoi parenti sono stati recuperati nel 2003 dalla Cattedrale di Siviglia, ma già al momento della loro riesumazione fu chiaro che il dna disponibile era estremamente degradato». L’altro aspetto problematico è che «la quantità di informazioni genetiche recuperata era troppo limitata per essere utilizzata in modo affidabile, specialmente per dedurre dettagli sull’origine geografica o religiosa di Colombo». Inoltre le varianti genetiche «usate per identificare potenziali ascendenze sefardite non sono esclusive delle popolazioni ebraiche», il che «rende difficile collegare con certezza una persona a una specifica origine etnica o religiosa solo sulla base di questi dati». La pubblicazione dei dati farà chiarezza su questi aspetti. E nell’attesa, resta l’immaginazione. Se Cristoforo Colombo era un ebreo forzato alla conversione, l’intera epoca delle scoperte geografiche si presenta in una luce diversa e la sete di gloria e avventura che anima il grande navigatore assume il significato di una sfida personale prima ancora che storica. È la fuga dalla persecuzione e la ricerca di una libertà impossibile sotto i cieli di Spagna.

Daniela Gross