ISRAELE – Famiglie degli ostaggi: «Perché aspettare ancora?»

I negoziati tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi a Gaza proseguono in Qatar, con segnali incoraggianti ma molte incognite. Hamas ha confermato che diversi ostaggi sono ancora vivi, e si discute il rilascio di 34 di loro nella prima fase dell’accordo, in cambio di 250 detenuti palestinesi. Tra i 34 nomi di israeliani, oltre ad anziani, donne, bambini e malati, Gerusalemme vorrebbe includere undici uomini. Hamas si è detto disponibile, ma ha alzato le richieste.
Nel quadro complessivo dell’intesa, permangono poi questioni irrisolte, come il controllo del Corridoio Filadelfia e l’accesso degli aiuti umanitari a Gaza. Fonti palestinesi parlano di un’intesa definita al 90%, ma i funzionari israeliani restano scettici.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in un’intervista al Wall Street Journal, ha ribadito che non intende accettare una tregua permanente a Gaza finché Hamas non sarà completamente rimosso dal potere.
Le dichiarazioni di Netanyahu e del ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, contrario a un’intesa sugli ostaggi, hanno suscitato frustrazione nelle famiglie dei rapiti. Meirav Gilboa Dalal, madre di Guy, rapito durante la festa a Re’im, ha espresso il suo disappunto in un’intervista a Kan, definendo insopportabile la situazione: «Basta, i rapiti devono tornare a casa, i morti devono essere sepolti. Nelle guerre non ci sono vincitori, solo perdenti».
Frustrazioni condivise da Yamit Ashkenazi, sorella della rapita Doron Steinbracher. Intervistata da ynet sulle sue aspettative per l’intesa, Ashkenazi ha replicato: «Abbiamo visto molti articoli e titoli. Sembra si stia raggiungendo un buon punto, ma al 444esimo giorno il mio ottimismo ormai sta svanendo. Non mi faccio illusioni per non rimanere delusa». Le famiglie, ha aggiunto, non capiscono cosa ancora ostacoli «il ritorno a casa dei nostri cari. Voglio credere che non ci sia nulla di politico nel processo decisionale. Cosa stiamo aspettando? Il 500esimo giorno? I due anni di prigionia? Cosa sta ritardando questa decisione? Cosa impedisce a mia sorella di tornare finalmente a casa?».