MUSEI EBRAICI – Le sfide del post 7 ottobre: una ricerca

I musei ebraici raccontano il popolo ebraico ma per estensione viene spesso dato per scontato parlino anche di Israele. È così da tempo, ma dopo il 7 ottobre questo malinteso ha complicato le cose: i musei ebraici sono spesso bersaglio di attacchi sgradevoli e di parole d’odio. Per Barbara Staudinger, che dirige il museo ebraico di Vienna «Dobbiamo fare tutto il possibile perché, specialmente durante questo periodo complesso, i musei ebraici rimangano luoghi dove si possa parlare apertamente e rispettosamente, e dove le voci ebraiche siano rappresentate in tutta la loro complessità. Combattere l’antisemitismo e la propaganda significa anche ascoltare, ed essere un esempio di coesistenza.
L’Associazione dei musei ebraici europei (AEJM) e il Consiglio dei musei ebraici americani (CAJM) hanno condotto un sondaggio per capire le ripercussioni post 7 ottobre. Il report raccoglie le esperienze dei professionisti del settore museale nell’affrontare le sfide poste da un clima geopolitico sempre più teso. I 42 direttori di musei che hanno risposto rappresentano le istituzioni di 16 paesi europei e di 15 stati americani, fornendo una immagine chiara delle sfide che i musei ebraici stanno affrontando. Sono così emerse tre principali aree di preoccupazione: circa l’80% dei musei ha riferito di aver subito attacchi antisemiti o comunque anti-Israele (discorsi d’odio, vandalismo e minacce); oltre il 40% degli intervistati si è visto cancellare programmi e ha avuto difficoltà nei rapporti con artisti, scuole e collaboratori, con un forte impatto sulle iniziative culturali e sui finanziamenti; i musei, inoltre, hanno registrato un calo complessivo del 38% delle visite, soprattutto in Europa, a causa dei timori per la sicurezza e delle tensioni politiche. D’altro canto alcuni hanno registrato un aumento dell’interesse nei loro confronti grazie alla solidarietà e ai programmi educativi. Nello specifico: più di metà dei rispondenti ha subito discorsi d’odio sui social media. Il quaranta per cento di loro ha dovuto cancellare qualche forma di collaborazione e il 33 per cento ha subito atti di vandalismo. Non sono mancate le minacce ai luoghi fisici come anche allo staff e ai visitatori, e pure alcuni falsi allarmi-bomba. E non solo: i direttori dei musei ebraici hanno citato una generale e pervasiva sensazione di disagio, e diverse strutture sono state vandalizzate. E va tenuto conto del fatto che non tutte le aggressioni e non tutti i danneggiamenti sono stati riportati nel sondaggio, anche quando sono finiti sui giornali.
È evidente che proprio in quanto musei e istituzioni culturali ebraiche hanno il dovere di cercare – e di trovare il prima possibile – un equilibrio che permetta loro di rimanere spazi aperti e inclusivi per la comunicazione e lo scambio, affrontando al contempo le tensioni sociali in aumento. Promuovendo il dialogo, una formazione mirata e rafforzando le collaborazioni, i soci di AEJM e di CAJM continuano a servire come centri essenziali per l’educazione, la tolleranza e la resilienza in questi tempi difficili.