ISRAELE – Della Pergola: Saldo negativo emigrazione non sorprende

L’ufficio centrale israeliano di statistica ha reso noto che nel 2024 l’emigrazione all’estero ha superato di circa 18.000 unità i nuovi ingressi nel paese. «Non accadeva dagli anni Ottanta», spiega il demografo Sergio Della Pergola, docente emerito dell’Università Ebraica di Gerusalemme e tra i massimi esperti dell’argomento. «La prima volta in cui gli emigrati da Israele superarono per numero gli immigrati in Israele fu negli anni Cinquanta, per via della crisi economica scaturita dalla grande aliyah di quel periodo storico», racconta lo studioso. Di nuovo preoccupazioni di tipo economico ebbero un impatto considerevole negli anni Ottanta, la seconda volta in cui fu registrato un saldo negativo, «quando l’inflazione arrivò al 400%». Per la terza volta l’economia si impone come tema, correlata alla guerra ancora in corso su vari fronti. Della Pergola non è sorpreso. «Non è una crisi endemica ma spiegabile con eventi precisi: il 7 ottobre e la guerra», sottolinea. «C’è da un lato il timore per la sicurezza personale, al di là dello shock immediato. E c’è poi il risvolto economico che ne è scaturito. Non dimentichiamo che c’è chi ha perso la casa, chi il lavoro e chi ha ancora ha dovuto decretare il fallimento della propria attività. Ed è ancora aperta la questione degli sfollati interni». In ogni caso il dato negativo resta relativamente contenuto, «perché non parliamo di milioni di persone» e «circa 14.000 che abbiamo perso hanno lasciato il paese subito dopo i massacri di Hamas».
Come a dire che l’emigrazione, nei mesi successivi, con il passare del tempo, si è relativamente stabilizzata. Tra i dati che hanno colpito Della Pergola c’è l’emigrazione «in proporzione cinque volte di più del loro numero» delle persone classificate dall’istituto come “altro”, quindi né ebree dal punto di vista della Legge ebraica (Halakhah) né appartenenti alla comunità araba. Dall’altro lato, tra gli arabi, l’emigrazione è «stata proporzionalmente di un quinto» rispetto alla loro presenza. Un anno non fa comunque statistica, fa capire Della Pergola. «La valutazione va fatta nell’arco di più anni, dai tre ai cinque. Solo a quel punto potremo farci un’idea definitiva, o comunque più precisa, su eventuali trend in atto».

Adam Smulevich