EUROVISION – La ricerca dell’erede di Eden Golan
Non ha vinto, ma poche performance hanno conquistato il pubblico dell’ultima edizione di Eurovision come la canzone “Hurricane” dell’israeliana Eden Golan. Emozionante la sua voce. Emozionanti le sue parole, per quanto “asciugate” di riferimenti al 7 ottobre come richiesto dagli organizzatori del concorso canoro per evitare una controversa espulsione. «Cara Eden, siamo orgogliosi per come hai affrontato con orgoglio le folle anti-Israele e antisemite presenti a Malmö», l’aveva poi ringraziata al ritorno in patria il presidente israeliano Isaac Herzog.
Non sarà semplice, per Israele, proporre anche quest’anno un artista individuale o magari un gruppo capace di scaldare i cuori del pubblico internazionale come Golan, seconda lo scorso anno nel voto da casa.
È però tempo di pensarci con attenzione perché la macchina dell’Eurovision scalda i motori e l’appuntamento con la prossima edizione di Basilea, da martedì 13 a sabato 17 maggio, si avvicina. “Alla ricerca della prossima Eden Golan”, titola la Jüdische Allgemeine facendo il punto sul percorso di selezione che porterà all’annuncio del rappresentante israeliano nel mese di marzo. Tra le regole per la composizione delle canzoni c’è quest’anno il requisito che la lingua ebraica sia inclusa nei testi e circa 120 artisti da tutto il paese, informa la testata, sono stati preselezionati da un comitato ad hoc. Dal 2 febbraio in poi alcuni professionisti con anni di esperienza nel settore televisivo e musicale passeranno al vaglio i brani, per individuare il più adatto a rappresentare Israele in quel di Basilea. L’obiettivo è fare ancora una volta bella figura, come spesso accaduto nelle 45 partecipazioni finora accumulate. Quattro le vittorie: nel 1978 con “A-Ba-Ni-Bi” di Izhar Cohen & Alphabeta, nel 1979 con “Hallelujah” di Gali Atari & Milk & Honey, nel 1998 con “Diva” di Dana International e nel 2018 con “Toy” di Netta. Nel 2024 Golan fu alla fine quinta, pagando un giudizio penalizzante della giuria rispetto al pubblico da casa. L’anno prima la sua connazionale Noa Kirel era arrivata terza con “Unicorn”.