ISRAELE – Gli italkim a Pizzaballa: Evitiamo nuove fratture

Pubblichiamo copia della lettera che, a firma del suo presidente Vito Anav, la Hevràt Yehudé Italia Be-Israel, la comunità la comunità degli ebrei italiani in Israele, ha inviato lo scorso 31 dicembre Patriarca Latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa.

Sua Eminenza,
Cardinale Pierbattista Pizzaballa
Patriarca Latino di Gerusalemme

Noi sottoscritti, ebrei di origine italiana, cittadini israeliani, ci rivolgiamo a Lei in quanto vediamo nella Sua carica, e nella Sua persona per le comuni radici italiane, un interlocutore preferenziale che possa aiutare a ricucire i rapporti ed evitare che il solco divisorio, che si è aperto nelle nostre relazioni e che sta incrinando il dialogo ebraico-cristiano così tanto faticosamente avviato, si approfondisca.

Siamo tutti molto preoccupati per la situazione di guerra, per le perdite di vite umane e per le sofferenze che questa comporta. Dal sette ottobre viviamo la tragedia del nostro Popolo e quella di tutte le parti in causa. Quel giorno, infatti, è successo l’inenarrabile. L’aggressione perpetrata dai terroristi di Hamas e i loro complici sui civili inermi è stata tremenda e ingiustificabile.

La nostra Storia ci rende particolarmente sensibili ai drammi umani. Siamo affranti al pensiero dei rapiti ancora tenuti in ostaggio di Hamas in condizioni disumane e dei caduti, siamo preoccupati dal continuo invio di missili lanciati in maniera indiscriminata da più fronti contro civili per distruggerci, come Stato e come Popolo.

Se tutto ciò non bastasse, siamo profondamente amareggiati dalle dichiarazioni del Papa, che quasi quotidianamente critica l’esercito israeliano con pesanti accuse di crudeltà, mentre il terrorismo di matrice palestinese è stato menzionato solo marginalmente, senza evidenziare il fatto che i terroristi usano i bambini come scudi umani e trasformano ospedali e luoghi di culto in centri militari: azioni che costituiscono gravissimi crimini di guerra, come stabilito dalle norme internazionali, e offendono l’immagine divina insita nell’uomo.

Il terrorismo, che si fa scudo dei propri figli, che ha trasformato ospedali, luoghi di culto e camerette in centri militari, ingressi a tunnel e depositi di armi e munizioni deve essere condannato, come previsto dalle norme internazionali. Invece si è colta una sostanziale equidistanza di giudizio tra la prima infame azione terroristica e la risposta difensiva.

La velata accusa di genocidio rivolta a Israele ci ferisce profondamente.

L’onta e la vergogna che scaturiscono da tale ipotetica accusa si stendono come un velo nero su tutt oil popolo di Israele. Ciò è avvenuto, anche se i giuristi sanno che il reato non sussiste, mancando palesemente gli elementi costitutivi.

Mai lo Stato d’Israele ha voluto distruggere un intero popolo; anzi, ha fornito a tutti i bambini della Striscia di Gaza il vaccino contro la poliomielite, perché vincesse la vita sulla morte. Gli aiuti umanitari costantemente inviati dallo Stato d’Israele e dal consesso delle nazioni vengono continuamente depredati dai miliziani di Hamas per loro uso proprio, contrabbando e arma di pressione sulla popolazione inerme di Gaza.

Non si deve dimenticare mai che l’esercito israeliano è un esercito di popolo, che osserva i principi della morale e dell’etica ebraica. Questa è la morale che già fin dalla nascita viene insegnata nelle nostre famiglie, ai nostri figli che oggi svolgono il servizio militare per la difesa dello Stato, secondo regole di integrità morale, in accordo con la legislazione internazionale.

In quanto amanti della pace e del dialogo, siamo preoccupati per il peggioramento dei rapporti ebraico-cristiani che vacillano ogni qualvolta vengono espresse dai vertici religiosi della Chiesa accuse infondate contro di noi, che richiamano antichi pregiudizi che speravamo superati. Tutto ciò non facilita, bensì ostacola la reciproca comprensione.

Infine, siamo rimasti turbati dall’ equivoco legato alla Sua visita a Gaza e alla seguente accusa a Israele di boicottaggio nei Suoi confronti, per fortuna risolto rapidamente. In questo clima, però, ogni equivoco è foriero di vecchie-nuove fratture.

La ringraziamo per l’attenzione, sicuri che saprà trasmettere il nostro messaggio a chi di dovere e Le auguriamo un sereno anno nuovo, di pace, verità e dialogo.
Vito Anav