BOLOGNA – De Paz: Attacco antiebraico mentre al Comune sventola bandiera palestinese

«Non è forse corretto definirlo “attacco alla sinagoga”, perché la sinagoga si affaccia su un’altra strada, mentre in via de’ Gombruti affacciano gli uffici comunitari. Ma è stato senz’altro un attacco alla Comunità ebraica. Anzi, a tutto il mondo ebraico».
Daniele De Paz vive ore frenetiche. Il telefono squilla molto spesso da quando sabato sera il corteo bolognese per Ramy Elgaml è transitato dalle parti della Comunità ebraica locale, di cui è presidente, vandalizzando l’area e lasciando delle scritte che inneggiavano a “Giustizia per Gaza libera”. «Non c’era nessuna ragione per passare di lì. Lo si è fatto di proposito, per lanciare un messaggio al mondo ebraico. Viene da chiedersi perché Bologna sia stata l’unica città italiana in cui le proteste abbiano preso di mira un soggetto come il nostro», riflette De Paz. Lui una risposta ce l’ha: «Questa è l’unica grande città in cui, all’esterno del palazzo comunale, sventola una bandiera palestinese; è una scelta che ho da tempo contestato al sindaco Matteo Lepore e di cui si deve assumere la responsabilità, perché evidentemente una correlazione tra le due cose c’è». De Paz precisa che non ci sono stati danni «né a cose né a persone». Ma la tensione è stata inevitabilmente alta, anche tra gli iscritti, «perché in strada c’è stata vera e propria guerriglia». Tante le reazioni di solidarietà. «Mi hanno telefonato dal governo. Ma anche dal mondo del Pd, il partito di Lepore. A tutti ho rivolto una richiesta: dateci una mano a organizzare al meglio il prossimo 27 gennaio, aiutateci a far capire che quella bandiera strumentalmente esposta in quella sede è un errore». Ad esprimere solidarietà anche l’arcivescovo Matteo Zuppi. Tra gli altri ha affermato che «non c’è giustificazione per qualsiasi violenza» e condannato «l’inaccettabile e mai estinto seme dell’antisemitismo», oltre agli atti «contro le forze dell’ordine».
Domenica, in una nota congiunta, De Paz e la presidente Ucei Noemi Di Segni hanno ricordato che «la difesa dei luoghi ebraici e delle libertà religiose non è una concessione agli ebrei: è un problema che riguarda la democrazia italiana e sono gli italiani a dover respingere chi si pone fuori dal contesto democratico». A tal fine, aggiungevano, «non bastano espressioni di vicinanza del giorno dopo come quelle del sindaco di Bologna».

Adam Smulevich