ANTISEMITISMO – L’allarme di Adl: un italiano su quattro ha pregiudizi

Il 26 per cento dei cittadini italiani nutre sentimenti antisemiti. Un dato in aumento di otto punti percentuali rispetto al 2014, anno della prima rilevazione globale, quando si era attestato al 18%. Lo si apprende dal nuovo “Index” sull’odio antiebraico realizzato in oltre 100 paesi dall’Anti-Defamation League e commentato con Pagine Ebraiche dal direttore degli affari europei dell’Adl, Andrew Srulevitch. Per la rilevazione dei dati in Italia, l’organizzazione per i diritti umani si è appoggiata alla società Ipsos. L’istituto di ricerca ha chiesto a un campione di 500 persone rappresentativo della popolazione nazionale il proprio pensiero su undici stereotipi antiebraici. Più di un italiano su quattro ha detto di condividerne almeno sei, la soglia stabilita dall’Adl per qualificare un’attitudine come antisemita. Sono più di 58.000 le persone interpellate in tutto il mondo da Adl. Tra gli stereotipi sui quali è stato richiesto un giudizio “la lealtà ebraica” nei confronti di Israele, superiore rispetto al paese di residenza; “il potere ebraico” nel mondo della finanza; “Il controllo ebraico” del governo degli Stati Uniti d’America; “la responsabilità ebraica” dietro alla gran parte dei conflitti in corso nel pianeta.
«Il 26% di antisemiti in Italia è un numero che allarma, tra i più alti nell’Europa occidentale», spiega Srulevitch. Il dato medio in questa parte di mondo si attesta infatti al 17%, nove punti sotto il dato italiano. In testa alla graduatoria dell’antisemitismo globale ci sono i paesi del Medio Oriente e del Nord Africa con il 76% di sì ad almeno metà delle voci-paradigma di Adl. Seguono Asia (51%), Europa dell’Est (49%), Africa subsahariana (45%), Americhe (24%), Oceania (20%) e per l’appunto Europa occidentale. «L’antisemitismo è in crescita in tutto il mondo e fa un po’ impressione pensare che in Italia, se sei in fila al supermercato o in banca, una persona su quattro attorno a te è un antisemita», commenta Srulevitch. «È un fenomeno comunque globale, in crescita ovunque. Certo condizionato dai fronti di guerra del Medio Oriente, ma in larga parte indipendente da essi: nel 2014, per dire, non è che la situazione fosse così florida…». L’Adl non nasconde «una forte preoccupazione sui trend in atto, perché l’antisemitismo ha un impatto sulla vita delle persone e delle comunità ebraiche, sia che si esprima online che offiline». L’impegno dei governi è fondamentale, ricorda il dirigente Adl. «E l’Italia in questo senso opera bene da tempo, anche attraverso un piano nazionale contro l’antisemitismo, un coordinatore come referente, l’adozione della definizione di antisemitismo dell’Ihra. Son tutti passaggi che l’Italia ha fatto, ma evidentemente non bastano…». C’è comunque anche un risvolto positivo da commentare: «Se è vero che il 26% degli italiani sembrano condizionati da una visione del mondo antisemita, è anche vero che sempre il 26 per cento ha detto di non condividere nemmeno una delle 11 voci indicate e un altro 26 per cento appena una o due».

Adam Smulevich