CINEMA – Pack One Bag: da Roma agli Usa e ritorno
Avvincente come un romanzo che narra una tragica e avventurosa saga familiare, coinvolgente come un’inchiesta che si svolge sotto i nostri occhi, ma a tratti anche divertente come una commedia brillante. È un cocktail difficile da classificare questo Pack one bag, il nuovo podcast di David Modigliani, caratterizzato da una scrittura vivace, un’eccellente gestione del ritmo, una riuscita alternanza fra registri diversi.
L’autore è un documentarista ed è il nipote di un nonno particolare, Franco Modigliani, il celebre economista premiato con il Nobel, che nel 1939 si rifugiò negli Stati Uniti con la famiglia della moglie, Serena Calabi. Il podcast, premiato al Tribeca Festival e ora distribuito da Lemonada, è un viaggio nella memoria, un’inchiesta che inizia con il ritrovamento delle lettere d’amore fra i nonni. Gradualmente le storie dei protagonisti perdono la connotazione della pura ricostruzione storica e diventano appassionanti come quelle di personaggi letterari con i loro affetti, speranze, paure. È Giulio Calabi, il padre di Serena, magnate della distribuzione editoriale, a rendersi conto del pericolo del razzismo fascista e a prendere la decisione di lasciare l’Italia. Calabi porta con sé anche il fidanzato della figlia, che però deve lasciare indietro la madre e il fratello Giorgio. «Fai una valigia sola» (Pack one bag) è appunto la richiesta del padre alla figlia prima di lasciare l’Italia: pochi bagagli e una partenza di giorno, come se fosse per una villeggiatura, per non attirare troppo l’attenzione. Incuriosito dalle lettere, David Modigliani prosegue le ricerche e trova, nello scantinato del padre, diciannove scatole contenenti diversi documenti. All’interno, tra l’altro, una lettera amichevole del giovane Benito Mussolini al bisnonno Giulio e una lettera di 24 pagine di Giorgio Modigliani, fratello di Franco, scritta dopo la Liberazione. La guerra aveva bloccato completamente i contatti tra i fratelli ed erano molte le vicende da dover raccontare che riguardavano il ramo della famiglia rimasto in Italia. «Se il fascismo si impadronisce del tuo Paese, resti o cerchi di fuggire? E che succede se non puoi farlo?» si domanda l’autore nella sigla che apre ognuna delle dieci puntate. E così segue le vicende non solo di chi è partito, ma anche di chi è rimasto. Tramite la lettera di Giorgio ma, dopo la scoperta delle scatole, anche cercando negli archivi in Italia. David consulta diversi storici, intervista i membri della famiglia rimasti: Enrico Modigliani, Paola Modigliani Fano, Simonetta Della Seta.
Il materiale per un documentario tradizionale non mancava: come mai, allora, la scelta di un podcast? «Molti dei personaggi principali non ci sono più», risponde l’autore. «Temevo che in quel modo il materiale risultasse più distante. Un documentario avrebbe collocato questi eventi in un passato remoto, lontano dal centro emotivo della storia che racconto». Continua citando un commento di uno dei suoi collaboratori: «Il podcast è un medium visivo», spiega. «Sembra un paradosso, ma lascia un vuoto che viene riempito con le immagini dagli ascoltatori. Mi sembrava potesse funzionare meglio». Il suono è estremamente curato: non solo effetti, rumori e musica che contribuiscono a immergere lo spettatore nel racconto, ma anche l’interpretazione dell’attore Stanley Tucci per la voce del bisnonno Giulio Calabi. Durante l’incontro, gli faccio notare che anche l’interpretazione dei dialoghi umoristici fra Serena e Franco è deliziosa e convincente e chiedo di chi siano le voci. David sorride divertito: «Forse ti è sfuggito perché non sono stato abbastanza chiaro, ma sono proprio io che interpreto le voci di entrambi». E per dimostrarlo improvvisa un dialogo in cui imita non solo le voci, ma anche le espressioni del viso dei nonni. «Per anni ho fatto le loro imitazioni per divertire mia sorella e i miei cugini», racconta. «Alla fine, per la produzione del podcast, abbiamo provato a inserire voci di attori che li interpretassero, ma abbiamo preferito la mia, perché li ho conosciuti direttamente e funzionava meglio».
Pack one bag riesce a bilanciare in modo efficace la ricostruzione storica e l’umanità di quelli che nel corso del racconto diventano personaggi. «Ho mescolato i fatti accaduti con la memoria personale e con la necessità di costruire il racconto in modo efficace», spiega l’autore. «In breve, ho privilegiato la verità sostanziale rispetto all’accuratezza formale».
Per il momento il podcast è disponibile in inglese su tutte le maggiori piattaforme e Modigliani è colpito dall’apprezzamento ricevuto: le statistiche mostrano il gradimento del pubblico in 165 nazioni diverse. L’autore non nasconde però la forte speranza di poter realizzare una versione in italiano. «Non è solo per ragioni affettive », precisa. «Quando ho incontrato Mario Draghi, durante la mia visita per le ricerche, ho capito dal suo racconto che, ancora oggi, quanto è successo in quegli anni non è parte dei programmi scolastici. Credo che l’Italia non abbia fatto i conti fino in fondo con la propria storia e la propria coscienza».
Simone Tedeschi