ISRAELE – Primo sì ufficiale a tregua

Dopo quattro ore di discussione, il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza in cambio della liberazione di 33 dei 98 ostaggi prigionieri di Hamas. Il via libera definitivo arriverà con la votazione del governo di Gerusalemme. «Dopo aver esaminato tutti gli aspetti politici, di sicurezza e umanitari, e con la consapevolezza che l’accordo proposto supporta il raggiungimento degli obiettivi della guerra, il gabinetto ha raccomandato al governo di approvare lo schema proposto», si legge nella nota diramata dall’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Il ministro della Pubblica sicurezza Itamar Ben-Gvir e il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich hanno votato contro. Il primo, se come sembra l’accordo sarà implementato, ha annunciato le sue dimissioni da ministro, ma il suo partito non dovrebbe ritirare la fiducia al governo.
Secondo l’ufficio di Netanyahu la fase uno dell’intesa inizierà come preannunciato domenica alle 12.15. Per allora i combattimenti cesseranno e inizierà la liberazione dei primi tre ostaggi. La lista dei 33 nomi è stata confermata: è quella diffusa nelle scorse settimane e già presentata da Israele a luglio. Nell’elenco sono compresi i nomi di tutta la famiglia Bibas, compresi i piccoli Kfir (che domani compirà due anni) e Ariel (5 anni), gli ultimi minori nelle mani di Hamas. Sul loro destino non ci sono informazioni, ma i media israeliani temono il peggio. «Non possiamo che aspettare», ha dichiarato un parente alla radio dell’esercito. Una condizione in cui si trovano tutti i parenti degli ostaggi. «Non sono mai stata così vicina a riabbracciare mio figlio. Non dobbiamo sbagliare, dobbiamo mantenere l’accordo fino all’ultimo rapito», ha dichiarato Einav Zangauker, il cui figlio Matan è prigioniero a Gaza da 469 giorni. Matan non è nella lista dei primi 33 che saranno rilasciati, ma la madre ha auspicato un proseguo positivo delle trattative per portare tutti e 98 gli ostaggi a casa.
Secondo i media israeliani, nel corso della riunione del gabinetto di sicurezza, il premier Netanyahu ha spiegato ai ministri di aver «ricevuto garanzie» sia dal presidente Joe Biden che dal presidente eletto Donald Trump, che «se i negoziati sulla fase due dell’accordo falliranno e Hamas non accetterà le nostre richieste di sicurezza, riprenderemo i combattimenti con il sostegno degli Stati Uniti».