USA – Ritorna Trump: le nomine inattese

Negli ultimi otto anni lo abbiamo imparato bene: Donald Trump è imprevedibile, ama sorprendere il suo pubblico e i suoi detrattori, e sa catturare l’attenzione dei media con le sue scelte, dominando l’inarrestabile ciclo delle notizie delle reti americane. Tra le nomine annunciate per il gabinetto presidenziale, alcune sono in linea con la sua prima amministrazione (2017-2021), altre più inaspettate. Diversi nomi stanno allarmando gli ebrei americani, consapevoli di come l’antisemitismo possa prosperare nelle frange più estreme. Se da un lato la destra americana tende a sostenere Israele, sempre a destra trovano terreno fertile teorie complottiste antisemite, come quella di George Soros “burattinaio”, la teoria della sostituzione etnica o il presunto giro di pedofilia diffuso da QAnon.
Durante l’ultima campagna elettorale che lo ha riportato alla Casa Bianca, Trump ha reso chiara l’intenzione di vendicarsi di chi, attraverso indagini e tentativi di impeachment, abbia cercato di metterlo fuori gioco. Intenzioni che confermerebbero alcune sue inclinazioni illiberali e autoritarie ben rappresentate dall’assalto al Congresso da parte dei suoi sostenitori il 6 gennaio 2021.
La nomina che ha suscitato più scalpore è quella del deputato Matt Gaetz a procuratore generale, non solo per la sua mancanza di esperienza, ma anche perché coinvolto in diversi scandali sessuali. Nei giorni successivi all’annuncio, numerosi personaggi pubblici hanno espresso il loro dissenso e la nomina non è andata a buon fine: Gaetz ha ritirato la sua candidatura dopo aver dato le dimissioni dal Congresso.
In quei giorni, molti elettori ebrei che avevano votato per Trump più per protesta o disperazione che per convinzione politica hanno espresso il loro disagio. All’inizio del 2024, Gaetz ha votato contro un disegno di legge bipartisan volto a contrastare la crescita dell’antisemitismo nei campus universitari: non posso votare per questa legge, ha detto, perché mi impedirebbe di dire che gli ebrei hanno ucciso Gesù. Nel 2018, Gaetz aveva invitato un negazionista dell’Olocausto come suo ospite al discorso presidenziale sullo stato dell’Unione. Anche se la maggioranza della popolazione ebraica ha votato Kamala Harris, il sostegno per Trump all’interno del mondo ebraico ortodosso è molto diffuso, sebbene accompagnato da una buona dose di cinismo e riluttanza. In passato il presidente eletto si è circondato di personaggi espressamente antisemiti, come Nick Fuentes, Kanye West, Steve Bannon e Marjorie Taylor Greene, solo per nominarne qualcuno. Resta da chiedersi: il cambio di rotta negli Stati Uniti potrebbe favorire Israele; ma a che prezzo per gli ebrei americani?

Segretario di Stato: Marco Rubio
Senatore per la Florida, vicepresidente della Commissione dell’Intelligence e membro della Commissione Esteri del Senato, Marco Rubio vanta un’ampia esperienza e sarà confermato senza ostacoli. Rubio, amico di Israele, ha paragonato Hamas ai nazisti e sostiene sanzioni più dure contro l’Iran. Tuttavia, nel 2024 ha votato contro un finanziamento d’emergenza per Israele per motivi di bilancio. In passato, ha difeso Trump dopo che questi aveva accusato gli ebrei americani di slealtà verso Israele. Rubio ha anche contrariato i leader ebrei ortodossi per aver proposto una legge che renderebbe permanente l’ora legale. Il provvedimento impedirebbe di recitare la preghiera mattutina (lo shachrit) prima delle nove del mattino in pieno inverno in alcuni Stati, rendendo più difficile per gli ortodossi recarsi in sinagoga e arrivare al lavoro puntuali.


Ambasciatore all’Onu: Elise Stefanik
Forse qualcuno ricorderà l’ambasciatrice all’Onu del primo mandato di Trump: Nikki Haley, combattiva sostenitrice d’Israele. Così è anche Stefanik: la lobby pro-Israele la considera un’alleata formidabile. Di recente, ha chiesto di sospendere gli aiuti all’Unrwa. Nel dicembre 2023 Stefanik si era fatta notare interrogando le presidenti di Harvard, MIT, e della Penn University sul tema dell’antisemitismo nei campus universitari. Dopo l’udienza, sia la presidente di Harvard che quella di Penn hanno rassegnato le dimissioni.

Ambasciatore in Israele: Mike Huckabee
Ex ambasciatore dell’Arkansas e pastore battista, Huckabee afferma di essere stato in Israele oltre 100 volte e sostiene che «un popolo palestinese non esiste». È la prima volta dal 2011 che la nomina ad ambasciatore in Israele non viene assegnata ad un ebreo. Sebbene sostenga l’annessione della Cisgiordania, è improbabile che questa posizione diventi quella ufficiale della nuova amministrazione Trump, più interessata a rafforzare i rapporti con i paesi del Golfo e ad espandere gli Accordi di Abramo.

Segretario della Salute e dei Servizi Umani: Robert F. Kennedy Jr.
Tra i personaggi più controversi di cui Trump si è circondato negli ultimi mesi spicca Robert Francis Kennedy Jr., nipote di John F. Kennedy. Celebre per aver dato voce a numerose teorie del complotto e per la sua ferma posizione anti- vax, RFK Jr. ha paragonato gli obblighi vaccinali all’Olocausto e vuole far revocare l’approvazione del vaccino contro la poliomielite. RFK Jr. sostiene che i vaccini provocano l’autismo nei bambini e, lo scorso anno, ha dichiarato: «Il Covid-19 è mirato ad attaccare caucasici e persone di colore; le persone più immuni sono gli ebrei ashkenaziti e i cinesi».

Direttore dell’Intelligence Nazionale: Tulsi Gabbard
Ex deputata democratica delle Hawaii, Gabbard è stata spesso accusata di amplificare la propaganda russa. Ha definito l’espansione della Nato una delle cause principali dell’offensiva russa e ha sostenuto l’esistenza di biolaboratori americani in Ucraina. Gabbard è nota per aver definito “imperialista” la politica estera americana. In passato ha difeso il regime di Bashar al-Assad in Siria, arrivando a incontrare il dittatore siriano nel 2017. Se confermata, la sua nomina potrebbe provocare tensioni con la comunità dell’intelligence americana, formata da esperti di lunga carriera con orientamenti pro-Nato e favorevoli alla cooperazione con gli alleati, in netto contrasto con l’approccio isolazionista e incline al dialogo con figure autoritarie come Vladimir Putin.

Simone Somekh