ISRAELE – Il grazie delle tre giovani donne liberate: adesso salviamo gli altri
«Ringrazio la mia famiglia e i miei amici. Sono tornata alla mia amata vita». A 24 ore dalla sua liberazione dalle mani di Hamas, Emily Damari ha espresso sui social per la prima volta le sue emozioni. «Grazie, grazie, grazie. Sono la persona più felice del mondo», ha scritto Damari dall’ospedale Sheba di Tel Aviv dove è in cura. Con lei sono state liberate anche Doron Steinbrecher e Romi Gonen. Le tre giovani donne sono le prime rilasciate grazie all’accordo raggiunto da Israele con Hamas.
Rapita il 7 ottobre dal kibbutz Kfar Aza, la 28enne Damari esprime la propria gratitudine per l’affetto dimostratole dal paese. «Il mio cuore esplode dall’emozione». Il suo post si conclude con l’emoji «rock on». Un richiamo, non privo di ironia, alla ferita che le ha inferto Hamas: il giorno del suo rapimento, dopo essere stata colpita alla mano dai terroristi, ha perso due dita, l’anulare e il medio. «Il suo incubo a Gaza è finito, ma ci sono ancora troppe famiglie che aspettano nel dolore», ha affermato Mandy, madre di Damari, dopo aver riabbracciato la figlia. Per un’altra madre, Meirav Leshem Gonen, è ancora difficile credere di aver ritrovato la figlia Romi 471 giorni dopo il suo rapimento. «Ci stiamo prendendo un momento per respirare e credere in questa nuova realtà», dichiara Meirav, affidandosi anche lei ai social. Poi invita a non dimenticare i 94 ostaggi ancora a Gaza e le loro famiglie. Anche per loro deve realizzarsi «una nuova realtà», ha sottolineato Leshem Gonen.
«Il cessate il fuoco deve continuare finché l’ultimo ostaggio non tornerà a casa, nel grembo delle proprie famiglie», ha aggiunto Mandy Damari. «Ieri ho finalmente potuto abbracciare Emily, come sognavo da tempo. Vorrei esprimere la mia più profonda gratitudine a tutte le persone che hanno contribuito alla lotta per riportarla a casa e che ci hanno sostenuto in questo periodo. Come ho sempre detto, siete tutti una parte inseparabile della famiglia di Emily».
Le tre giovani donne sono tutte in «buone condizioni» di salute, ha spiegato ai media israeliani Hagai Levin, medico a cui sono affidate le cure degli ex ostaggi. Serviranno però, ha aggiunto, ulteriori accertamenti per valutare la situazione. Per Emily per esempio sarà necessario intraprendere una cura specifica per la mano con le due dita amputate. «È un esempio di straordinaria resilienza, ma il suo viaggio è appena iniziato», ha commentato la madre.