FERRARA – Allo stadio, per ricordare le tante vite di Giovanni Di Veroli

Ci sono tante vite nella vita di Giovanni Di Veroli (1932-2018), il primo e finora unico ebreo romano a giocare nella Serie A del calcio italiano. La persecuzione nazifascista vissuta in gioventù, le bombe e le retate cui scampò per miracolo, l’ambizione nel Dopoguerra di diventare un calciatore, le sei stagioni da protagonista con la maglia della Lazio. Di Veroli esordì in casacca biancoceleste nel 1952 e nel 1958, la sua ultima stagione, sollevò al cielo la Coppa Italia. Fu poi imprenditore in ambito commerciale e, da appassionato di fotografia, documentò con scatti memorabili alcune fasi della Guerra dei sei giorni. In Israele era già stato con la maglia della Lazio per una tournée e la stampa locale ne aveva fatto allora il proprio beniamino.
Vite tutte evocate nel libro biografico Una stella in campo (Paolo Emilio Persiani), curato dal figlio Roberto Di Veroli e dal giornalista Paolo Poponessi. Il libro è stato protagonista di un evento organizzato a Ferrara dalla Spal e dal Museo nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, sugli spalti dello stadio Paolo Mazza. Nella tribuna dell’impianto sedevano quasi cinquecento ragazzi, iscritti al liceo scientifico a indirizzo sportivo Roiti o parte delle squadre giovanili della Spal. Ha dialogato con gli autori il giornalista di Pagine Ebraiche, Adam Smulevich, che ha proposto una cornice introduttiva con alcune storie di Sport e Memoria legate anche al territorio.
«Era da diverso tempo che volevamo organizzare un incontro che incrociasse il valore della Memoria con le storie individuali di calciatori e sportivi e siamo molto soddisfatti che questo avvenga all’interno di uno spazio come lo stadio», ha affermato nel suo saluto il direttore del Meis Amedeo Spagnoletto. «Ci auguriamo che questo possa essere un passo in avanti per contrastare con forza ogni forma di intolleranza che avviene sul campo di calcio; accomunandoci nella genuina passione per lo sport e allontanando ogni forma di violenza, sia nei gesti sia nelle parole». Così Luca Carra, il direttore generale della Spal: «Oggi più che mai abbiamo l’esigenza e il dovere di conservare la memoria per fare in modo che le nuove generazioni non crescano nell’indifferenza o nell’ignoranza e diventino al tempo stesso soggetti capaci di impegnarsi affinché quanto successo non si ripeta più».
L’incontro era patrocinato tra gli altri dal Ministero per lo Sport e i giovani, dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (Figc) e dalla Lega Italiana Calcio Professionistico (Lega Pro). In un videomessaggio il presidente di Lega Pro, Matteo Marani, ha annunciato che per il Giorno della Memoria tutti gli allenatori della categoria riceveranno una copia di Se questo è un uomo di Primo Levi. Hanno partecipato all’iniziativa per la Spal anche il calciatore della prima squadra maschile Alessandro Bassoli, mentre a rappresentare la compagine femminile è stata Silvia Chiellini.