ISRAELE – Ostaggi liberati, l’alimentazione la prima cura

La carenza di cibo e acqua potabile e la lunga permanenza in ambienti insalubri portano a conseguenze che vanno affrontate subito dopo la liberazione. Come sottolineato da Ynet News e The Jerusalem Post la mancanza di cibo nutriente e di alimenti freschi è un fattore di preoccupazione: gli ostaggi sono stati a lungo nutriti con razioni di cibo molto inferiori ai bisogni energetici e vitaminici di base. E una dieta povera di proteine, vitamine e minerali può rapidamente portare a carenze nutrizionali gravi capaci di indebolire il sistema immunitario e rendere quindi gli ostaggi molto vulnerabili alle malattie. Si aggiungono lo stress psicologico dovuto alla costante incertezza su quantità e qualità di cibo disponibile e la disidratazione, che se prolungata può danneggiare gli organi vitali. Perdita di peso, debolezza, carenza di nutrienti essenziali come le vitamine del gruppo B, la vitamina C e il ferro, possono portare a malattie come scorbuto e anemia. L’isolamento, la privazione di risorse fondamentali e di una igiene anche minima aumentano i rischi di infezioni, denutrizione e disidratazione sono amplificatori di stress, ansia e sensazione di impotenza, con effetti che perdurano anche dopo il rilascio. La salute mentale è una delle componenti primarie nella valutazione complessiva di coloro che sono tornati: l’insieme di dieta squilibrata e stress psicologico possono portare a disturbi psichici gravi, come depressione e ansia, che sono difficili da trattare in condizioni di isolamento. Ma una delle prime preoccupazioni è la possibile insorgenza di complicazioni e della sindrome da rialimentazione: il protocollo nutrizionale per gli ostaggi liberati deve essere implementato gradualmente e meticolosamente in modo da garantire che le carenze vengano affrontate seguendo un protocollo rigoroso. All’arrivo gli ostaggi hanno ricevuto tè con un cucchiaino di zucchero, tre biscotti e purea di mele, e una dose di tiamina, una vitamina fondamentale per i processi metabolici. La carenza può causare sintomi neurologici, tra cui la sindrome di Wernicke-Korsakoff, caratterizzata da confusione, disturbi nei movimenti oculari e danni cerebrali che possono essere permanenti. Ogni ostaggio viene poi sottoposto a un monitoraggio dei segni vitali ogni quattro ore per i primi giorni, e i risultati degli esami del sangue permettono di correggere le carenze in maniera più precisa. Nel protocollo, studiato nei minimi dettagli dal Ministero della Salute, si legge: «Dopo un lungo periodo di alimentazione limitata, è molto importante tornare a mangiare regolarmente in modo graduale e moderato per prevenire complicazioni potenzialmente letali che potrebbero derivare dall’esposizione rapida al cibo e alle bevande dopo un periodo di assunzione molto ridotto di cibo. Si raccomanda di mangiare gradualmente e con cautela fino a tornare alle quantità a cui si era abituati. Il dietista del centro medico accompagnerà il paziente attraverso il processo e aiuterà nella selezione e nell’adattamento dei tipi e delle quantità di cibo e bevande da consumare quotidianamente, basandosi anche sui risultati di varie valutazioni mediche. Questo supporto continuerà anche dopo la dimissione dal centro medico fino al completamento della riabilitazione nutrizionale. Registrare i tipi e le quantità di cibo e bevande consumati ogni giorno può essere utile per fornire indicazioni precise».