VENEZIA – Calimani: Se non si impara lezione Shoah, commemorare è tempo sprecato

«La Shoah avrebbe potuto essere un monito per il presente, ma non funziona così. Non ha mai funzionato. Lasciamolo essere almeno un incubo del passato in tutta la sua specificità, non straziato da forzate analogie e da falsi paragoni».
Così Dario Calimani, il presidente della Comunità ebraica di Venezia, durante la cerimonia istituzionale per il Giorno della Memoria al teatro La Fenice. Durante l’iniziativa Calimani ha parlato di «antisemitismo vivo e vegeto», citando vari esempi. «Ad Amsterdam c’è stato un linciaggio di tifosi ebrei; nei campus americani gli ebrei disertano le lezioni o abbandonano l’università perché si sentono minacciati. Anche in qualche università italiana il clima per gli ebrei non è molto salubre: la propaganda antisemita, con distinguo più o meno sottili, imperversa in specifici dipartimenti. Liliana Segre, fra gli ultimi testimoni di Auschwitz, sommersa da insulti e minacce, è sotto protezione da tempo. Sui social c’è chi si rammarica che Hitler non abbia portato a termine il suo lavoro. Un programma Rai si è di recente concentrato sulle lobby israeliane a Bruxelles, poi reclamizzate come lobby ebraiche a Bruxelles». Secondo Calimani, commemorare la Shoah e posare pietre d’inciampo «è tempo sprecato» se della Shoah «non si impara la lezione». E quella lezione è la consapevolezza, perché «non si può sminuire la catastrofe mirata di sei milioni di persone distorcendo il linguaggio e la realtà». E neanche «si può sminuire o strumentalizzare la devastazione immane del popolo ebraico, anche se per sostenere, legittimamente, una causa». Sul palco c’era anche il sindaco Luigi Brugnaro. «Non sentitevi mai soli», ha detto rivolgendosi a Calimani. «Siamo la stessa comunità. Orgogliosamente. Siamo la città dove cristiani, ebrei e musulmani possono convivere, all’insegna del rispetto reciproco».