MEMORIA – Liliana Segre dal Quirinale: ragazzi, meno cellulare e più libri

Sami Modiano, Piero Terracina, Elisa Springer. La testimonianza dei sopravvissuti ai campi di sterminio, trasmessa sugli schermi, ha inaugurato la solenne cerimonia per il Giorno della Memoria al Quirinale. In sala le più alte cariche dello stato e soprattutto loro, gli ultimi testimoni. Sami, l’unico ancora in vita dei tre citati sopra. E poi Liliana Segre, Edith Bruck, Tatiana e Andra Bucci. Collegati da casa, rispettivamente da Genova e Milano, Gilberto Salmoni e Goti Bauer. La senatrice a vita, dialogando anche con alcuni studenti, ha più volte evocato il concetto di indifferenza.
Segre: Impegnatevi contro l’indifferenza
«L’indifferenza di Milano, la città in cui ero nata e cresciuta, quando la attraversammo su camion scoperti, con calci e pugni, subendo una violenza enorme di tedeschi e fascisti», ha raccontato tornando con la memoria ai minuti del suo trasferimento dal carcere di San Vittore alla stazione ferroviaria, da dove con il padre Alberto fu deportata ad Auschwitz-Birkenau. «Indifferenza, nel mio vocabolario personale, è una delle prime parole», ha spiegato la senatrice, ricordando il suo impegno affinché la scritta “indifferenza” troneggiasse all’ingresso del memoriale della Shoah cittadino. Indifferenza anche delle sue compagne di scuole all’entrata in vigore delle leggi razziste: «Soltanto tre mi restarono amiche e continuarono a invitarmi». Indifferente anche «il mondo intorno a me» al suo ritorno da Auschwitz. Nel ricco vocabolario italiano, ha poi precisato Segre, «non ci sono parole per descrivere le persecuzioni, le uccisioni, i campi di sterminio». Nonostante il suo drammatico vissuto, la senatrice si è sempre professata donna di pace: «Ho avuto una fortuna enorme nella mia vita. Per 13 anni, dalle persone della mia famiglia poi gasate ad Auschwitz “per la colpa di essere nate”, ho ricevuto tanto amore. È stato uno scudo fantastico». Due gli appelli ai ragazzi: studiate e mettete da parte il cellulare; impegnatevi per l’accoglienza.
Mattarella: Auschwitz diretta conseguenza leggi razziste
«Da Auschwitz si torna ogni volta sconvolti», ha affermato il presidente Sergio Mattarella, che ha partecipato ieri alla cerimonia con i capi di stato e alcuni degli ultimi sopravvissuti per gli 80 anni dalla liberazione del campo di sterminio. Ieri, secondo Mattarella, «abbiamo vissuto un momento storico, di straordinaria importanza, che tesse insieme passato e futuro, memoria e responsabilità di oggi». Non si può insomma andare ad Auschwitz «come se fosse solo il memoriale di un’epoca passata» e bisogna sempre tenere presente che quell’abisso è il risultato di «secoli di pregiudizi, razzismo, antisemitismo, paura del diverso, rifiuto del dialogo, teorie pseudoscientifiche». Auschwitz, ha incalzato Mattarella, «è la diretta conseguenza» delle leggi razziste promulgate dai regimi del tempo. Come quelle approvate «con ignominia» dal fascismo in Italia. Un monito anche contro «la tragica indifferenza di chi pensa che quello sia un passato che non può tornare». È un tempo di risorgente antisemitismo, ha proseguito Mattarella, definendo il fenomeno «una piaga in crescita, che respingiamo con forza». Preoccupano «l’astio praticato verso altri popoli, altre religioni, altre culture e la minaccia continua alla difesa del popolo d’Israele». Pace e sicurezza, anche in Medio Oriente: la speranza di Mattarella «è che la tregua venga rispettata e diventi un processo di vera distensione», con l’obiettivo di arrivare alla soluzione “Due popoli, due stati”. La guerra non è mai la soluzione, ha fatto capire, citando anche «le tante migliaia di innocenti civili palestinesi» uccisi nel conflitto. Mattarella si è più volte rivolto con gratitudine ai sopravvissuti alla Shoah: «Avete costruito un ponte con le nuove generazioni, trasferendo amore e coraggio». Le vicende dei testimoni, ha aggiunto il capo dello stato, sono incise «nella storia della Repubblica» e hanno contribuito a plasmare «la forma della nostra Costituzione».
Di Segni: Nuove assenze e silenzi pesano nel presente
«Siamo davvero come ebrei stati anche idealmente liberati dall’antisemitismo? Viviamo davvero come italiani sotto l’ala protettrice delle libertà?», si è chiesta la presidente Ucei Noemi Di Segni nel suo intervento (il testo integrale a questo link) . Dopo il 7 ottobre, ha accusato Di Segni, «tutto viene etichettato e giudicato a priori attribuendo crimini e intenti genocidiari, estendendo a qualsiasi persona di fede ebraica o ente con denominazione ebraica, a qualsiasi israeliano le colpe criminali e, in sintesi, ci sentiamo dire “tu no perché sei un genocida”, “voi siete i nazisti di oggi”». Accuse provenienti anche dalle «alte rappresentanze e dalle «organizzazioni internazionali, che rispondono all’eco degli appelli iraniani e di altri alleati satanici». La lingua oggi non è quella tedesca, ma per la presidente Ucei «i meccanismi di propaganda e inganno sono i medesimi». E pesano anche le assenze e i silenzi. Di Segni ha poi descritto lo stato d’animo dell’ebraismo italiano in questo periodo storico: «Si vive sospesi tra sentimenti di appartenenza e moti di esclusione. Sconvolti per oblio e distorsione. Speranzosi in contesti istituzionali come questo di oggi. Forse illusi, quando un Giorno della Memoria è coerentemente dedicato a ribadire quel “mai più” e non altri mai esistiti». Sulla stessa linea di coerenza, la strategia per il contrato all’antisemitismo elaborata dal coordinatore nazionale Pasquale Angelosanto. Spazia in vari ambiti. «Quello a cui attribuisco maggior rilevanza in assoluto è quello della scuola e verso i giovani», ha detto Di Segni. «L’assunto di base della strategia è che l’antisemitismo è un problema della società nel suo insieme».
Valditara: Shoah tragedia di persone singole e irripetibili
Giuseppe Valditara, il ministro dell’Istruzione e del Merito, ha definito nel suo intervento la Shoah «una tragedia umana, definitiva, insormontabile, non dimenticabile». Per il ministro «senso profondo della memoria» è «il rimando continuo tra generazioni». Ed è in questo senso essenziale ricordare che «la Shoah è una tragedia di persone, singole e irripetibili, cancellate nel nome del totalitarismo genocida». Ricordare, senza mai dimenticare che migliaia di ebrei italiani furono uccisi «a causa del colpevole collaborazionismo fascista». Ma la responsabilità «non è solo eco del passato» e ci interpella con forza anche nel presente». Anche alla luce del «prepotente ritorno dell’antisemitismo» che impone «di trovare le parole adeguate» per affrontarlo. «Intollerabili» sono allora «gli slogan antisemiti» di alcune piazze. E intollerabile è chi «giustifica il pogrom del 7 ottobre».
La commemorazione si è aperta con un ricordo di Giulia Spizzichino, donna ebrea romana il cui intervento fu decisivo per far incriminare Erich Priebke. L’attrice Elena Sofia Ricci, che la interpreta in una fiction Rai ispirata alla sua autobiografia, l’ha definita «una donna molto coraggiosa». Protagonisti oggi al Quirinale anche i ragazzi delle scuole distintisi nel concorso annuale “I giovani ricordano la Shoah” promosso dal ministero dell’Istruzione e del Merito e dall’Ucei. Anche quest’anno i migliori lavori sono stati premiati con l’occasione della cerimonia.
Adam Smulevich