LIBRI – La porta aperta che salvò Mirella e Marina Limentani
L’appartenenza al fascismo non era in discussione. A un bivio della Storia, il rastrellamento degli ebrei romani del 16 ottobre 1943, la camicia nera Ferdinando Natoni fece comunque la scelta “giusta”. Nascondendo nella sua abitazione tra via Arenula e via Sant’Elena le sorelle gemelle Mirella e Marina Limentani, che abitavano nello stesso stabile. «Fate finta di essere mie figlie», disse loro mentre i tedeschi salivano le scale ed entrambe avevano già recitato lo Shemà, la preghiera più sentita dell’ebraismo, temendo per sé e per i propri cari.
Pochi istanti dopo i nazisti fecero irruzione anche nella dimora di Natoni. Provvidenziale fu però l’intervento del padrone di casa in un momento di particolare criticità, mentre un ufficiale delle SS insospettito aveva iniziato ad agire con violenza verso le ragazze, chiedendo loro insistentemente i documenti. A quel punto Natoni estrasse dal cassetto una foto di Benito Mussolini che gli dava la mano, con una dedica personale del dittatore. E poi ancora, per dimostrare la sua affiliazione ideologica, tessere, gagliardetti, medaglie e insegne del regime. Solo allora il nazista si calmò, anche se prese con sé Natoni per accertamenti. Sarebbe tornato in libertà poche ore dopo. Mirella e Marina erano intanto in salvo altrove e presto si sarebbero rifugiate in un convento, grazie a una suora amica della madre, dove rimasero fino alla liberazione di Roma nel giugno successivo.
Racconta la storia di questo atto di coraggio il libro La porta aperta (40 pagine, 15.00€), scritto da Mario Pacifici per l’editore Gallucci e illustrato dai disegni di Lorenzo Terranera. Mario Pacifici è il nipote di Mirella. Già anziana, la nonna fece di tutto per far attribuire il titolo di “Giusto tra le Nazioni” al loro salvatore. Ci riuscì nel 1994, con una cerimonia in cui intervenne tra gli altri l’allora rabbino capo Elio Toaff. La porta aperta è un libro per ragazzi. Ma è soprattutto un atto di gratitudine. «Quella che ho raccontato è una storia vera. Una storia tragica e straordinaria in cui, per una volta, il bene ha avuto la meglio sul male», scrive Pacifici, già autore con Gallucci dei romanzi storici La pedina e Rachele e Giuditta. «Una storia in cui la vita ha prevalso sulla morte grazie al coraggio di un singolo uomo, capace di voltare le spalle agli ordini e alle ideologie per ascoltare solo la propria coscienza».
a.s.